Libri di arte, poesia e filosofia

La parola verso proviene dal verbo latino vertere, cioè «capovolgere», in particolare la terra con un aratro. Il verso è allora un solco, una linea dritta in cui l’uomo col proprio lavoro pone i suoi semi che germoglieranno: nel verso, così, convergono la linearità naturale degli eventi e l’impegno fruttifero del pensiero umano.

domenica 12 febbraio 2012

Oronzo Liuzzi

 
Oronzo Liuzzi, Via dei barbari, Edizione stampata in 199 esemplari numerati a mano, con una stampa d’arte  fuori testo dell’Autore. L’Arca Felice, collana «Coincidenze», pp.16, Salerno 2009.








Oronzo Liuzzi si ripresenta sulla scena della poesia con la plaquette Via dei Barbari, nella collana Coincidenze diretta da Mario Fresa. «Il contemporaneo - ha scritto Giorgio Agamben -  è colui che tiene fisso lo sguardo nel suo tempo, per percepirne non le luci, ma il buio». Liuzzi, che da anni ha messo a fuoco questo concetto, osserva attentamente il modello collettivo degli homines novi che, come sostiene Alessandro Baricco, preferiscono «la superficie al posto della profondità, la velocità al posto della riflessione, le sequenze al posto dell’analisi, il surf al posto dell’approfondimento, la comunicazione al posto dell’espressione, il multitasking al posto della specializzazione, il piacere al posto della fatica». Ci si diverte, quindi, a  vivere sull’isola dell’indifferenza. Liuzzi non carica solo il verso di valenze emotive ed originalità, ma carica i sentimenti di quella profonda disarmonia esistenziale che caratterizza la nostra epoca. Ida Borrasi definisce questi testi poetici «maturi, forti, pregni di quello smarrimento autentico che attraversa l’uomo nella sua condizione di essere umano (che ci rende facilmente condivisibili), sostenuti, come è giusto che sia, anche da una sottesa cultura poetica che non soffoca i versi». Una silloge che si apre alla conoscenza della coscienza, alla crescita del pensiero, alla meditazione e alla creatività con una estetica alternativa e personale.

Oronzo Liuzzi, nato a Fasano (BR) nel 1949, vive e lavora a Corato (Ba). Ha conseguito la laurea in Filosofia Estetica presso l’Università di Bari. È attivo nel panorama artistico-letterario con numerose mostre personali e collettive a livello nazionale ed internazionale, libri d’artista, libri oggetto, scrittura verbo-visuale e mail art.  In poesia ha pubblicato: L’assoluta realtà (Firenze, 1971), Poesie (Albatros, Roma, 1975), Teresa/Attunico (Schena, Fasano-BR, 1977), Poesie (Albatros, Roma, 1977), Bio (Edizioni Tracce, Pescara, 1987), Ronz (Campanotto, Pasian di Prato-UD, 1989), Canzone antica (micronarrativa, Pensionante dè Saraceni, Caprarica di Lecce, 1990), Plexi (Campanotto, Pasian di Prato-UD, 1997), Nuvole di gomma (Edizioni Riccardi, Quarto-NA, 2001), Poesie (1972-1977) (Edizioni Riccardi, Quarto-NA, 2002), L’albero della vita (Portofranco, Taranto, 2003), Chat_Poesie (Edizioni Spazioikonos, Bari, 2004), Pensieri in_transito (Fermenti, Roma, 2006), Poesia Povera (SECOP Edizioni, Corato-BA, 2009). 


RECENSIONI

Recensione di Alberto Mori - " Via dei barbari " ( Edizioni L'Arca Felice, 2009 ) di Oronzo Liuzzi

pubblicata da Oronzo Liuzzi il giorno giovedì 6 ottobre 2011 alle ore 22.48 ·
La via da percorrere è nell’anima della meditazione ininterrotta per far continuare pensieri e cose nell’energia dell’amore.

Via dei barbari di Oronzo Liuzzi, interroga e si interroga sulla realtà da un punto opaco e trasparso. Interlocutorio, sia nel prendere la parola, sia nell’abbandonarla fra i segni punteggiati, gli underscore in elisione d’apostrofi, le parentesi di frammentazioni dirette/indirette del discorso.

La materia è sospesa temporaneamente dal corpo per affermare il ritmo dell’esistente: Siamo dunque al cuore del pensiero contemporaneo, il quale deve essere pronto ad abbandonare tutto arte, poesia, filosofia, tecnologia, ecc. ogni media, per accostarsi alla realtà dell’esistente, qualunque essa sia.

Intanto la dissoluzione sfuma ogni cosa nel cuore del silenzio.

Il pensiero di questa plaquette è il pensiero.
Un tentativo di racconto ineffabile e povero che si sposta nelle strofe come mutazione delle arie per organizzare pensieri ritmici.

Il mondo è indifferente ma “…l_ombra insegue il gesto del linguaggio”.
Il poeta abita l’ulteriorità attraversante delle apparenze ed allo scivolare delle esperienze raggiunge l’essenza con quello che può essere, con il limite dei suoi segni.

Il grado zero de Via dei barbari è spoliazione offerta dopo la coscienza del male dell’indifferenza ed i suoi still frames si muovono in variazioni concettuali dove talvolta il soggetto è riflessivo, mentre altre volte è asservito, ma la spiritualità lega e spezza i movimenti della memoria.

“Tutto è un immenso teatro nel dogma dell’indifferenza” e ciò fa pensare ad una fotografia impassibile che rappresenta volti senza riflessi e spazi ricostruiti, formalizzati dal design High Tech, ma l’io cosciente vuole un’altra direzione. Un luogo di crocevia per una terra senza più affanni. Percorso di versi trasmessi da un blog spento.

Via dei barbari alla fine si infuria come un vento biblico dove la condizione umana nella sua confusione e follia può essere illuminata con il soffio della parola nella resistenza dell’attesa. E qui Oronzo Liuzzi lascia la sua composizione all’ultimo canto.

         Ottobre 2011                                                        Alberto Mori




Via dei barbari

Poesia

Oronzo Liuzzi (Biografia)
Edizioni L’Arca Felice

Recensione di Roberto Maggiani





Pubblicato il 11/05/2010 12.00.00
<il tempo per amare………………>
<si è dissolto………………………>
divinità che viaggia in incognito
<non esiste traccia…………………>
oltre il tempo e senza sogno.
invio una email:
leceneridellamore@violenza.it
…attendo……………………………
<la luce sfuma la sua luce…………>
si evidenziano i bidoni dell_indifferenza.
e lo sguardo indifeso si congela.
…attendo.

La poesia di Oronzo Liuzzi, in questa plaquette di 20 componimenti, attrae per il carattere modernista, è una scrittura che si sostiene su variegate modalità espressive – per certi versi fa venire alla mente uno scrittore quale Zanzotto, con i suoi segni grafici a integrazione dei significati sonori.
Le poesie sono composizioni da osservare, il suono da solo non completa il senso del testo, la poesia è visivamente espressa, i versi cadono in una sospensione di significato, le parole cessano suono e corso, per lasciare, nello spazio dei punti di sospensione, la possibilità al lettore di evaporare nel proprio mondo di sensi e significati. Sembra che le parole siano usate per dare intonazione a un canto, come la nota “la”, affinché il lettore possa avviare il proprio, le sospensioni lanciano le parole in una sorta di risonanza nella cassa armonica di chi legge, liberamente modulate o vibrate dal pizzicare delle parole che seguono. La lettura, in questo modo, si fa interessante e coinvolgente, sia dal punto di vista della composizione, che dal punto di vista dei significati che i testi, nell’insieme del tessuto narrativo poetico, vanno delineando. Si parla di un “vecchio vento ossessionato dall_odio delle genti”, si parla di sconfitti, “scrivo la storia degli sconfitti mi dico”, di un potere che “manovra l_impossibile”. Vi è nella raccolta una leggera brezza di divino che l’attraversa, rappresentata dal vento “che raccoglie i pensieri della storia”, e l’ammissione, dal sapore agostiniano, “non riuscirò a recepire il pensiero infinito del Dio / vivente”, presente nel mondo con la sua “bellezza divina”, che accompagna la storia dell’uomo e il suo dolore.

Il linguaggio è un gesto, “l_ombra insegue il gesto del linguaggio”, ed è inseguito dall’ombra, forse dall’ombra della modernità, per certi aspetti rappresentata dalla spersonalizzazione informatica sonora dei blog, “spengo il blog”. L’intercalare frequente di “mi dico” o "diss’io”, fa pensare a una persona avvolta, sola, nel proprio pensare, magari davanti a un monitor. Le parentesi angolari, “<” e “>”, che l’autore usa qua e là per aprire e chiudere i versi, danno, per l’appunto, una connotazione, per così dire, informatica, all’insieme della plaquette. Infatti, tali parentesi, evocano i cosiddetti TAG, marcatori usati nel linguaggio HTML per la realizzazione di siti web, i TAG vengono inseriti all’inizio e alla fine di un testo e vengono interpretati dai browsers (per esempio Internet Explorer) in modo da dare al testo un tipo di formattazione/evidenza (esempio: rosso, grassetto, corsivo, grande, piccolo, ecc.) in base al TAG utilizzato. Allo stesso modo, qui, le parentesi angolari, sembrano voler modificare il senso della frase che racchiudono affidandogli una colorazione e una dimensione aggiuntiva che altrimenti da sole non avrebbero, una sorta di metalinguaggio, che apre a significati altri.
La plaquette è corredata da un pensiero visivo dello stesso autore: tre lettere giganti dentro un carrello da spesa: la parola come merce, la parola che si compra, la parola sacrificata alla logica dell’usa e getta… una bella meditazione - libri sugli scaffali dei supermercati, purché si legga?

Grazie a Oronzo Liuzzi per questa bella prova di scrittura, singolare nel suo genere, che potrà aprire interessanti strade di lavoro poetico, che chiamo volentieri “informatico”.


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