Oronzo Liuzzi, Via
dei barbari, Edizione stampata in 199 esemplari numerati a mano, con una
stampa d’arte fuori testo dell’Autore. L’Arca
Felice, collana «Coincidenze», pp.16, Salerno 2009.
Oronzo Liuzzi si
ripresenta sulla scena della poesia con la plaquette Via dei Barbari, nella collana Coincidenze diretta da Mario Fresa. «Il
contemporaneo - ha scritto Giorgio Agamben -
è colui che tiene fisso lo sguardo nel suo tempo, per percepirne non le
luci, ma il buio». Liuzzi, che da anni ha messo a fuoco questo concetto,
osserva attentamente il modello collettivo degli homines novi che, come sostiene Alessandro Baricco, preferiscono «la
superficie al posto della profondità, la velocità al posto della riflessione,
le sequenze al posto dell’analisi, il surf al posto dell’approfondimento, la
comunicazione al posto dell’espressione, il multitasking al posto della
specializzazione, il piacere al posto della fatica». Ci si diverte, quindi,
a vivere sull’isola dell’indifferenza.
Liuzzi non carica solo il verso di valenze emotive ed originalità, ma carica i
sentimenti di quella profonda disarmonia esistenziale che caratterizza la
nostra epoca. Ida Borrasi definisce questi testi poetici «maturi, forti, pregni
di quello smarrimento autentico che attraversa l’uomo nella sua condizione di
essere umano (che ci rende facilmente condivisibili), sostenuti, come è giusto
che sia, anche da una sottesa cultura poetica che non soffoca i versi». Una
silloge che si apre alla conoscenza della coscienza, alla crescita del
pensiero, alla meditazione e alla creatività con una estetica alternativa e
personale.
Oronzo Liuzzi, nato a Fasano
(BR) nel 1949, vive e lavora a Corato (Ba). Ha conseguito la laurea in
Filosofia Estetica presso l’Università di Bari. È attivo nel panorama
artistico-letterario con numerose mostre personali e collettive a livello
nazionale ed internazionale, libri d’artista, libri oggetto, scrittura
verbo-visuale e mail art. In poesia ha
pubblicato: L’assoluta realtà
(Firenze, 1971), Poesie (Albatros,
Roma, 1975), Teresa/Attunico (Schena,
Fasano-BR, 1977), Poesie (Albatros,
Roma, 1977), Bio (Edizioni Tracce,
Pescara, 1987), Ronz (Campanotto,
Pasian di Prato-UD, 1989), Canzone antica
(micronarrativa, Pensionante dè Saraceni, Caprarica di Lecce, 1990), Plexi (Campanotto, Pasian di Prato-UD,
1997), Nuvole di gomma (Edizioni
Riccardi, Quarto-NA, 2001), Poesie (1972-1977) (Edizioni Riccardi,
Quarto-NA, 2002), L’albero della vita
(Portofranco, Taranto, 2003), Chat_Poesie
(Edizioni Spazioikonos, Bari, 2004), Pensieri
in_transito (Fermenti, Roma, 2006), Poesia
Povera (SECOP Edizioni, Corato-BA, 2009).
RECENSIONI
Recensione di Alberto Mori - " Via dei barbari " ( Edizioni L'Arca Felice, 2009 ) di Oronzo Liuzzi
pubblicata da Oronzo Liuzzi il giorno giovedì 6 ottobre 2011 alle ore 22.48 ·
La via da percorrere è nell’anima della meditazione ininterrotta per far continuare pensieri e cose nell’energia dell’amore.
Via dei barbari
di Oronzo Liuzzi, interroga e si interroga sulla realtà da un punto
opaco e trasparso. Interlocutorio, sia nel prendere la parola, sia
nell’abbandonarla fra i segni punteggiati, gli underscore in elisione
d’apostrofi, le parentesi di frammentazioni dirette/indirette del
discorso.
La materia è sospesa
temporaneamente dal corpo per affermare il ritmo dell’esistente: Siamo
dunque al cuore del pensiero contemporaneo, il quale deve essere pronto
ad abbandonare tutto arte, poesia, filosofia, tecnologia, ecc. ogni
media, per accostarsi alla realtà dell’esistente, qualunque essa sia.
Intanto la dissoluzione sfuma ogni cosa nel cuore del silenzio.
Il pensiero di questa plaquette è il pensiero.
Un
tentativo di racconto ineffabile e povero che si sposta nelle strofe
come mutazione delle arie per organizzare pensieri ritmici.
Il mondo è indifferente ma “…l_ombra insegue il gesto del linguaggio”.
Il
poeta abita l’ulteriorità attraversante delle apparenze ed allo
scivolare delle esperienze raggiunge l’essenza con quello che può
essere, con il limite dei suoi segni.
Il grado zero de Via dei barbari
è spoliazione offerta dopo la coscienza del male dell’indifferenza ed i
suoi still frames si muovono in variazioni concettuali dove talvolta il
soggetto è riflessivo, mentre altre volte è asservito, ma la
spiritualità lega e spezza i movimenti della memoria.
“Tutto è un immenso teatro nel dogma dell’indifferenza”
e ciò fa pensare ad una fotografia impassibile che rappresenta volti
senza riflessi e spazi ricostruiti, formalizzati dal design High Tech,
ma l’io cosciente vuole un’altra direzione. Un luogo di crocevia per una
terra senza più affanni. Percorso di versi trasmessi da un blog spento.
Via dei barbari
alla fine si infuria come un vento biblico dove la condizione umana
nella sua confusione e follia può essere illuminata con il soffio della
parola nella resistenza dell’attesa. E qui Oronzo Liuzzi lascia la sua
composizione all’ultimo canto.
Ottobre 2011 Alberto Mori
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Pubblicato il 11/05/2010 12.00.00
<il tempo per amare………………>
<si è dissolto………………………> divinità che viaggia in incognito <non esiste traccia…………………> oltre il tempo e senza sogno. invio una email: leceneridellamore@violenza.it …attendo…………………………… <la luce sfuma la sua luce…………> si evidenziano i bidoni dell_indifferenza. e lo sguardo indifeso si congela. …attendo. La poesia di Oronzo Liuzzi, in questa plaquette di 20 componimenti, attrae per il carattere modernista, è una scrittura che si sostiene su variegate modalità espressive – per certi versi fa venire alla mente uno scrittore quale Zanzotto, con i suoi segni grafici a integrazione dei significati sonori. Le poesie sono composizioni da osservare, il suono da solo non completa il senso del testo, la poesia è visivamente espressa, i versi cadono in una sospensione di significato, le parole cessano suono e corso, per lasciare, nello spazio dei punti di sospensione, la possibilità al lettore di evaporare nel proprio mondo di sensi e significati. Sembra che le parole siano usate per dare intonazione a un canto, come la nota “la”, affinché il lettore possa avviare il proprio, le sospensioni lanciano le parole in una sorta di risonanza nella cassa armonica di chi legge, liberamente modulate o vibrate dal pizzicare delle parole che seguono. La lettura, in questo modo, si fa interessante e coinvolgente, sia dal punto di vista della composizione, che dal punto di vista dei significati che i testi, nell’insieme del tessuto narrativo poetico, vanno delineando. Si parla di un “vecchio vento ossessionato dall_odio delle genti”, si parla di sconfitti, “scrivo la storia degli sconfitti mi dico”, di un potere che “manovra l_impossibile”. Vi è nella raccolta una leggera brezza di divino che l’attraversa, rappresentata dal vento “che raccoglie i pensieri della storia”, e l’ammissione, dal sapore agostiniano, “non riuscirò a recepire il pensiero infinito del Dio / vivente”, presente nel mondo con la sua “bellezza divina”, che accompagna la storia dell’uomo e il suo dolore. Il linguaggio è un gesto, “l_ombra insegue il gesto del linguaggio”, ed è inseguito dall’ombra, forse dall’ombra della modernità, per certi aspetti rappresentata dalla spersonalizzazione informatica sonora dei blog, “spengo il blog”. L’intercalare frequente di “mi dico” o "diss’io”, fa pensare a una persona avvolta, sola, nel proprio pensare, magari davanti a un monitor. Le parentesi angolari, “<” e “>”, che l’autore usa qua e là per aprire e chiudere i versi, danno, per l’appunto, una connotazione, per così dire, informatica, all’insieme della plaquette. Infatti, tali parentesi, evocano i cosiddetti TAG, marcatori usati nel linguaggio HTML per la realizzazione di siti web, i TAG vengono inseriti all’inizio e alla fine di un testo e vengono interpretati dai browsers (per esempio Internet Explorer) in modo da dare al testo un tipo di formattazione/evidenza (esempio: rosso, grassetto, corsivo, grande, piccolo, ecc.) in base al TAG utilizzato. Allo stesso modo, qui, le parentesi angolari, sembrano voler modificare il senso della frase che racchiudono affidandogli una colorazione e una dimensione aggiuntiva che altrimenti da sole non avrebbero, una sorta di metalinguaggio, che apre a significati altri. La plaquette è corredata da un pensiero visivo dello stesso autore: tre lettere giganti dentro un carrello da spesa: la parola come merce, la parola che si compra, la parola sacrificata alla logica dell’usa e getta… una bella meditazione - libri sugli scaffali dei supermercati, purché si legga? Grazie a Oronzo Liuzzi per questa bella prova di scrittura, singolare nel suo genere, che potrà aprire interessanti strade di lavoro poetico, che chiamo volentieri “informatico”. © RIPRODUZIONE RISERVATA |
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