Libri di arte, poesia e filosofia

La parola verso proviene dal verbo latino vertere, cioè «capovolgere», in particolare la terra con un aratro. Il verso è allora un solco, una linea dritta in cui l’uomo col proprio lavoro pone i suoi semi che germoglieranno: nel verso, così, convergono la linearità naturale degli eventi e l’impegno fruttifero del pensiero umano.

mercoledì 10 settembre 2014

Maria Pina Ciancio Assolo per mia madre

Maternità di Giuseppe Pedota 

 Maria Pina Ciancio



 Assolo per mia madre



È il cinquantatreesimo titolo della collana «Coincidenze».
Quest’opera preziosa è stata impressa nel mese di settembre 2014
ed è proposta agli amatori da 1 a 199 esemplari numerati a mano.
Fuori testo, un dipinto di GiuseppePedota,
Maternità (acrilico su carta, 2008).
Edizione di arte-poesia

a cura dell’Associazione Culturale «L’Arca Felice» 



quarta di copertina



Un diario, in versi e in immagini, in cui Maria Pina Ciancio, scrittrice lucana già autrice di alcune raccolte poetiche e promotrice di svariate attività culturali, intesse un fitto dialogo con la madre scomparsa, con la sua immagine silenziosa e lontana. Un poemetto lucido e commosso, che si configura come una magica e trasfigurata rievocazione dei propri ricordi famigliari.         

       
                                                                    



Mia madre va sempre a piedi, col sole e con la pioggia
Per lei il senso delle cose è tutto racchiuso nel fango e nell’asfalto
tra i ciottoli e l’erba al ciglio della strada





Dono di benvenuto per i Soci: segnalibro realizzato a mano. 



Pergamena di Socio




interno del libro

interno del libro

mercoledì 16 luglio 2014




 Matteo Bianchi

Un’ombra in due

Con fotografie
di Maria Teresa Colucci







Un'ombra in due di Matteo Bianchi
è il cinquantaduesimo titolo della collana «Coincidenze».
Quest’opera preziosa è stata impressa nel mese di giugno 2014
ed è proposta agli amatori da 1 a 199 esemplari numerati a mano.



Incontro di Maria Teresa Colucci


Catturato, poesia visiva dell’artista
Christopher Channing




Matteo Bianchi, classe 1987, si è laureato in Lettere Moderne a Ferrara. 
Oggi si sta perfezionando in Filologia e Critica letteraria presso la Magistrale di Ca’ Foscari. Ha pubblicato le raccolte Poesie in bicicletta (Este Edition 2007, Premio Lascito Niccolini ’10), Fischi di merlo (Edizioni del Leone 2011, Premio Rabelais ’11, Premio Turoldo ’11), L’amore è qualcos’altro (con Alessio Casalicchio, Empirìa, 2013) e la silloge L’alba di Ladyhawke (Fara, 2012). Si occupa di ufficio stampa, collabora con il quotidiano «la Nuova Ferrara», e con le riviste «SITI – Unesco World Heritage Sites Journal», «QuiLibri», «L’immaginazione» e «Atelier», di cui ha curato il numero monografico sulla poetica di Anna Maria Carpi (n. 73, marzo 2014). Suo il blog d’autore “inedito zero” su Repubblica.it e collabora a Punto. Almanacco della Poesia Italiana (puntoacapo Editrice).
Numerosi sono i suoi articoli apparsi sul portale Rai Letteratura ed è presente con liriche, interviste e argomentazioni critiche su periodici nazionali e in svariate antologie. Gianmarco Busetto ha interpretato sue poesie nell’audioraccolta Con altra voce. Ventiquattro poesie. Per il Comune di Ferrara è ideatore e direttore artistico di “In gran segreto” ’12, rassegna annuale di poesia, e con Riccardo Corazza di “GialloFerrara” ’14, festival di letteratura gialla. Ha fondato il Collettivo “Corrente Improvvisa”, di cui ha curato l’antologia Poeti di Corrente (Le Voci della Luna, 2013), e ha composto il primo excursus sulla poesia contemporanea a Ferrara, I poeti del Duca (Edizioni Kolibris, 2013). Suoi testi sono stati presentati più volte all’Universitat Autònoma de Barcelona da Paolo Ruffilli, è stato tradotto in francese da Antoine Isenbrandt-Pitton, e in inglese da Christopher Channing e da Gray Sutherland.



giovedì 26 giugno 2014

Rosario Aveni





Rosario Aveni

La finestra sul mare

Interventi visivi di Roberto Matarazzo
Postfazione di Mario Fresa





È il cinquantunesimo titolo della collana «Coincidenze».
Quest’opera preziosa è stata impressa nel mese di maggio 2014
ed è proposta agli amatori
da 1 a 299 esemplari numerati a mano.
Fuori testo, un dipinto di Roberto Matarazzo
Tratto dalla raccolta grafica «Storie segniche pluricolorate»
Storia quinta: il cerchio rosso  tavola h

Edizione di arte-poesia


A cura dell’Associazione culturale «L’Arca Felice» 







Rosario Aveni (Messina, 1971) ha pubblicato più di venti libri, fra gli altri, con gli editori Laterza, Bastogi, Helicon. Autore di un romanzo memoir (Petali di margherite) partecipante alla fase preliminare del Premio Campiello 2013 e di una trilogia noir (Paranoia / Rose rosse nel buio / L’angelo in volo).  Soprattutto poeta, prefatori illustri hanno nobilitato le sue opere: Nazario Pardini, Neuro Bonifazi, Carmelo Consoli, Lia Bronzi, Nicla Morletti, la cantautrice Mariella Nava. Presente in vari tomi enciclopedici, tra cui Poeti contemporanei-Forme e tendenze del XXI secolo, la sua lirica Farra di Soligo è stata scelta per la pagina artistica del «MonteCarlo Journal». Il quotidiano «La Gazzetta del Sud» gli ha dedicato sei articoli d’encomio, e la Camerata dei Poeti di Firenze un convegno d’analisi critica.
Vincitore dei Premi Vittorio Alfieri (Asti), Metauros (Gioia Tauro) e del V Internazionale Poesia dell’Anno (Cagliari); secondo classificato a Il Molinello (Siena) e alla IX Biennale giornalistico letteraria “Archè” (Anguillara Sabazia); terzo al Gioachino Belli (Roma, Campidoglio), a Il Convivio (Catania) e all’Histonium (Vasto), dove ha anche conseguito il Riconoscimento Unico per la Regione Sicilia. Ha ottenuto la menzione d’onore al Premio Casentino (Arezzo) e la segnalazione di merito ai concorsi Rhegium Julii, Alda Merini, Il Litorale.




giovedì 29 maggio 2014

  Fumo di Tiziano Rossi 

(Edizioni L'Arca Felice, 2014)


Una nota di Massimo Daviddi su acpnet.org



ACP Network


                                                                            Tiziano Rossi
 
   
Disegni di Massimo Dagnino

collana IN LIMINE, Salerno 2014



Pochi poeti contemporanei hanno saputo dare alla nostra lettura, al nostro sguardo impigrito dai tanti stimoli dei media e del tempo della comunicazione globale, una visione della realtà, del suo emergere ogni giorno da tanti spaccati di vita, così come ha fatto Tiziano Rossi nel suo lavoro poetico, dentro un linguaggio essenziale e coraggioso, diretto e complesso, laddove per complessità si intende la pluralità dei gesti umani, le vicende, i ritmi della città, la folla e le persone. La casa editrice Garzanti, aveva raccolto la sua opera nel volume Tutte le poesie, 1963 - 2000, dove si attraversa una parte rilevante del cammino dell’autore, tuttora aperto e vitale. Alcuni titoli. Il cominciamondo che dà sbocco a La talpa imperfetta, premio Carducci; Dallo sdrucciolare al rialzarsi a Quasi costellazione e ancora Miele e no; Il movimento dell’adagio; Pare che il paradiso; Gente di corsa (Premio Viareggio) e il forte, intenso, Cronaca perduta, uscito per Mondadori (Premio Orta San Giulio). Negli ultimi lavori, la prosa poetica di Tiziano Rossi si è avvicinata alla struttura del racconto, facendone un campo d’osservazione intorno alla dimensione etica della vita, accompagnando il volto delle persone serrata da una condizione ripetitiva, chiusa , accompagnata da pregiudizi, superficialità e indifferenza. Talvolta, da tratti improvvisi, quasi epici, di presenza e desiderio. Questo universo fatto di cose minime, a volte impercettibili, di piccoli orrori quotidiani e distrazioni, ricordiamo i densi racconti di Faccende Laterali, Garzanti 2009, e Spigoli del sonno, Mursia, collana Argani, 2012, confluisce nell’ultimo lavoro, Fumo, mantenendo il rigore descrittivo di sempre, dentro una partecipazione emotiva, sensibile, che non guarda mai, né giudica, gli attori che si muovo nell’orizzonte dell’autore. Forse, qui, troviamo una maggiore tristezza e durezza di parola nei confronti di una realtà cinica, incapace di attenzione e memoria. Ecco perché colpisce come fendente al cuore il racconto Colloquio, dove Tiziano Rossi decide di affrontare una conversazione dolorosa quanto necessaria con una salma, quella di un bambino morto con altri compagni, affogati in un incidente di mare. Lampedusa, non è poi così lontana.

 Massimo Daviddi 





Le parole non sono mai esatte di Gregorio Scalise, con disegni di Massimo Dagnino 
Recensione su Art Journal






lunedì 26 maggio 2014


Una recensione di Rita Caramma dedicata a

 Poco prima di notte di Cristina Annino 

su "La Sicilia"





C’è una vivacità che tutto prende in un verso che raccoglie e contiene un’originalità spontanea e priva di volute raffinatezze, volta a rivelare un pensiero profuso di originale espressione. C’è una forza che non viene meno in nessun componimento, frutto di un confronto con eventi che sorprendono e comprendono fino a divenire, plasmati dall’autrice, pensiero dominante e indomito, carezza dell’attimo destinato a rimanere eterno nella parola. Poco prima di notte è la nuova raccolta poetica di Cristina Annino (Edizioni l’Arca Felice) con introduzione di Maurizio Cucchi e dipinto, all’interno, della stessa poetessa. Una piccola quanto pregevole raccolta, testimonianza preziosa di una voce fra le più rilevanti del panorama contemporaneo, fra le più genuine ed eleganti, apprezzata sia in Italia che all’estero. “Mi scollai per estasi, entrai/ in teatro con gli altarini. Erano così/ gli ottoni che fanno/ piangere? Cannoni d’estremo fiato. Saltai sulla testa di loro con/ la bacchetta in mano. Oh, stato / divino, ho in mente di nuovo / un’orchestra! Chiesi/ perdono ai pianisti in piedi, / alle code lisce, al muto pesce/ del suono. Facevano acqua senza / me, le candele spente? Davo/ la mano persino/ ai clarini. L’orchestra che poco/ mancava andasse a fondo, oddio!/ Ritto la dirigo ora sull’orlo d’un / cratere spento, mentre il mondo, / prego, diffonda pure la nostra cenere.” 


    Rita Caramma
  



martedì 20 maggio 2014


A Cava de' Tirreni la presentazione del nuovo numero della rivista 
«Gradiva. International Journal of Italian Poetry»





giovedì 15 maggio 2014


Gianluca D'Andrea sull'ultimo libro di Mario Fresa



La poesia vive la dimensione della soglia, avviene quando l’alterità – il mondo, un oggetto, una persona, una voce, ecc. – si fa strada dentro l’individuo, quando questa alterità e il soggetto s’incontrano nello scambio reciproco che la scrittura in versi fissa nel momento in cui accade.

Nella “nientificazione” dell’identità, che è l’attimo liminale della relazione, vive la poesia di Mario Fresa (nato a Salerno nel 1973, ha pubblicato: Liaison, 2002; L’uomo che sogna, 2004;Alluminio, 2008) della quale Uno stupore quieto è l’ultimo tassello.
Gli episodi della riformulazione di questa esperienza della soglia, fondante quanto sfuggente, sono le quattro sezioni del libro: i movimenti, quasi l’impostazione musicale, della prima, Storia di G., aprono a un panorama onirico, per cui il riconoscimento del soggetto è delegato alla sua fame di nominazione. Il racconto, anzi, è scandito da una volontà etica, difficilmente raggiungibile, i cui indizi sono rintracciabili in figure connotate da aggettivi che spesso si ripetono nella trama dell’intera operazione. Si passa, così, dall’«astuzia viperina» (Metamorfosi I, p. 15, v. 6), dalle «striscianti/espressioni» (Ibid., p. 15, vv. 15-16), «il mefitico barbiere» (Metamorfosi IV, p. 20, v. 22) della prima sezione, allo «stupore quieto» (Questo corpo disossato, quasi irreale, p. 31, v. 7) della seconda, Titania. Le minacce oscillatorie degli accostamenti tradiscono la tensione morale che guida la narrazione in versi di Fresa. Il tentativo d’apertura espressa dal respiro ampio del verso dilatato, prosastico appunto, è corredato, come abbiamo già notato, dalla ricchezza degli attributi che si muovono alternando, a una visione negativa dell’esistente, l’altezza di un desiderio di miglioramento, una matrice ideale...

Continua a leggere l'intervento di Gianluca D'Andrea 

Mario Fresa











giovedì 1 maggio 2014

Edizioni L'Arca Felice: Gérard de Nerval, Le Chimere, cura e traduzione di...

Edizioni L'Arca Felice: Gérard de Nerval, Le Chimere, cura e traduzione di...: Hermes Collana di poeti tradotti da poeti A cura di Mario Fresa Gérard de Nerval Le Chimere Trad...

Gérard de Nerval, Le Chimere





Gérard de Nerval

Le Chimere


Traduzione e cura di

 Luigi Fontanella


Interventi visivi di

 Vincenzo Balena








Gérard de Nerval poeta e scrittore, nacque a Parigi nel 1808 e nella stessa città morì suicida, nel 1855. Tra le sue opere: Le voyage en Orient (1851); Les illuminés (1852); Lorely e Les nuits d’octobre (1852); Les petits châteaux de Bohême (1853). Il suo capolavoro Les filles du feu (1854), che contiene i 12 sonetti di Les Chimères – qui presentati in una nuova e inedita traduzione curata da Luigi Fontanella – e il suo “diario spirituale” Aurélia ou le rêve et la vie (1855) compendiano e riassumono in modo esemplare il suo mondo onirico e visionario.








Luigi Fontanella è nato nel 1943. Poeta, romanziere, saggista. Insegna Italianistica alla State University of New York a Stony Brook. È fondatore e presidente dell'IPA (Italian Poetry of America) oltre che editore di Gradiva: An International Journal of Italian Poetry e della casa editrice Gradiva Publications, che ha ricevuto il Premio Nazionale per la Traduzione dal Ministero dei Beni Culturali. Tra i suoi più recenti libri di poesia: L'azzurra memoria. Poesie 1970-2005, Moretti & Vitali, 2007; Oblivion, Archinto, RCS Rizzoli, 2008; Bertgang. Fantasia onirica, Moretti & Vitali, 2012; Disunita Ombra, Archinto, RCS Rizzoli, 2013. 


Un'opera di Vincenzo Balena



Delfica

La conosci, tu, DAFNE, quell’antica romanza,
Ai piedi del sicomoro o sotto i bianchi allori,
Sotto l’olivo, il mirto, o i tremolanti salici,
Quella canzone d’amore… che sempre ricomincia?...

Riconosci il TEMPIO dall’immenso peristilio,
E i limoni agri ove affondavano i tuoi denti,
E la grotta, fatale agli ospiti imprudenti,
Dove del vinto drago dorme l’antico seme…

Ritorneranno, sai, quegli dei che tu ognora piangi!
Il tempo sta per ristabilire l’ordine dei giorni antichi,
E la Terra trasale d’un profetico respiro…

Dorme intanto la sibilla dal volto latino
Laggiù ancora sotto l’arco di Costantino:
- E nulla ha disturbato il portico severo. 


La connais-tu, Dafné, cette ancienne romance,
Au pied du sycomore, ou sous les lauriers blancs,
Sous l’olivier, le myrthe ou les saules tremblants,
Cette chanson d’amour…qui toujours recommence!

Reconnais-tu le Temple, au péristyle immense,
Et les citrons amers où s’imprimaient tes dents?
Et la grotte, fatale aux hôtes imprudents,
Où du dragon vaincu dort l’antique semence.

Ils reviendront, ces dieux que tu pleures tougjours!
Le temps va ramener l’ordre des anciens jours,
La terre a tressailli d’un souffle prophétique…

Cependant la sibylle au visage latin
Est endormie encor sous l’arc de Constantin.
- Et rien n’a dérangé le sévère portique.


  

venerdì 21 febbraio 2014

Gianluca D'Andrea a SalernoPoetica





Sentire nei miei occhi al centro amore
La scrittura e la poesia di Gianluca D’Andrea



L’Autore dialogherà con Mario Fresa, presentando il suo ultimo libro di versi, Ecosistemi (casa editrice L’arcolaio, 2014). Stelvio Di Spigno e Francesco Iannone parleranno del gioco terribile e amoroso della poesia. Carmine Ruizzo e Carlo Inglese eseguiranno musiche di Nicolò PaganiniJohann Friedrich Franz Burgmüller, Astor Piazzolla e, in prima assoluta, una composizione inedita di Michele Carasia. Alcuni testi poetici di Gianluca D’Andrea saranno interpretati da Igor Canto. 

Sabato 1 marzo 2014, presso la Libreria Punto Einaudi, Corso Vittorio Emanuele 94, Piazzetta Barracano, Salerno, alle ore 18.00.














lunedì 3 febbraio 2014

Sebastiano Aglieco su Vincenzo Gasparro


gasparro



Ci sono versi bellissimi in questa raccolta, e sono i migliori, che inneggiano alla vita e alla struggente finitezza delle cose.
Tutto è divino stasera
e perchè mi prende la malinconia
al primo basilico sul balcone non so.
Fugacità cantata perfino nella propria lingua madre, forse l’unica in grado di spingerci talmente indietro da farci sentire nudi davanti alle cose percepite per la prima volta.



I’ passate lu basilicole
Come lu sole comu lu sole.
I’ passate pure la rose
Come li cose come li cose..
I’ passate la frasche de lore
Come l’amore come l’amore.
I’ passate a murtuscedde
Come lu viende come lu viende.


Come si vede, o si sente, la poesia vuole conservare l’impressione di un odore, di un colore, è calata nella finitezza, nel tremore delle cose che splendono e si sfaldano alla luce del nostro breve percorso. Non di rado questi versi raggiungono la bellezza assoluta della trasfigurazione.


La mamma aveva mani bellissime
come quelle di un Cristo dipinto
C’è un cantare popolare in questi versi, un’ingenuità controllata.
Quanto era piccola casa mia
ma la notte non passava
a parlare e raccontare il giorno e la vita.
Davanti alla porta mamma innaffiava
il gelsomino e la luna mi vegliava bambino.
Poi al mattino entrava tutto il sole del giardino.
Poi si scopre che questi versi sono scritti “lontano”, distanti da ciò che dicono:
In piazza Duomo De Dominicis
nella frenesia ha deposto le ossa ci attende
lo sterminio simbolico della mostruosa
Calamita Cosmica ma tutto scorre infelice
nell’apparenza del piacere sulle guglie
s’è arroccato il dolore del mondo. Com’è
triste la gente di sera a Milano nel metro.



Ed è questo un modo quanto mai necessario per dire che la poesia non arriva mai da una contemplazione statica, da un doloroso rimembrare, ma dalla voce delle immagini più forti, impresse come sigilli nella nostra vita e che chiedono un’immagine di sé, un modo per essere ancora. Così la morte passa e non può più rapire le cose custodite nelle parole.

Sebastiano Aglieco

sabato 4 gennaio 2014

In limine

5




Collana di prosa poetica

a cura di


Antonio Melillo





MARCO ERCOLANI

Prose buie



È il quinto titolo della collana «In limine».
Quest’opera preziosa è stata impressa nel mese di dicembre 2013
ed è proposta agli amatori da 1 a 199 esemplari numerati a mano.
All’interno del volumetto, alcuni dipinti di Carlo Merello.
Fuori testo, un dipinto di Carlo Merello: tt1 - tramonto anemico
(smalto, olio e inchiostro tipografico su carta, 1973).




Marco Ercolani (Genova, 1954) è psichiatra e scrittore. Per la narrativa scrive: Col favore delle tenebre, Praga, Il ritardo della caduta, Visioni della natura, Vite dettate, Sindarusa, Lezioni di eresia, Il mese dopo l’ultimo, Carte false, Il demone accanto, Taala, Il tempo di Perseo, Discorso contro la morte, A schermo nero, Sentinella, Turno di guardia, Camera fissa. Per la saggistica: Fuoricanto, Vertigine e misura, L’opera non perfetta. Per la poesia: Il diritto di essere opachi e Si minore. I suoi taccuini sono raccolti in Nottario. Partecipa nel 2000 al convegno internazionale Bruno Schulz: il profeta sommerso. Suoi testi in riviste («Nuova Corrente», «Poesia», «La mosca di Milano»), antologie (Altra marea) e siti web (La dimora del tempo sospeso, Zibaldoni.it, Doppio zero). Vince quattro premi letterari (Montano, Aforisma Torino in sintesi, Morselli, Smasher). In coppia con Lucetta Frisa cura “I libri dell’Arca” e scrive L’atelier e altri racconti, Nodi del cuore, Anime strane (Âmes inquiètes, tr. fr. di Sylvie Durbec, Éditions des états civils, 2011) e Sento le voci (J’entends les voix, ibidem, 2011).
Scia



Sogna un prato, a notte fonda. In mezzo al prato uno specchio grande, circolare. Un lampo guizza nel cielo e il fulmine arriva dritto al centro dello specchio.
Dopo qualche ora sogna di nuovo il cielo, di nuovo la pianura, di nuovo lo specchio. Il fulmine guizza, come prima, fino al suo centro. Ma lo specchio devìa la luce, la curva nell’aria, la trasforma in arcobaleno. A notte fonda, l’arcobaleno rischiara tutta la radura.
Un oggetto inventato dall’uomo, un cristallo riflettente, accoglie la luce del lampo, la assorbe, la devìa, trasforma la potenza che frantuma in alone che risplende. Dall’energia del fulmine e dalla rifrazione del cristallo nasce l’arte reale, il perfetto fantasma: la scia.









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