Libri di arte, poesia e filosofia

La parola verso proviene dal verbo latino vertere, cioè «capovolgere», in particolare la terra con un aratro. Il verso è allora un solco, una linea dritta in cui l’uomo col proprio lavoro pone i suoi semi che germoglieranno: nel verso, così, convergono la linearità naturale degli eventi e l’impegno fruttifero del pensiero umano.

domenica 12 febbraio 2012

Domenico Cipriano


 


L’enigma della macchina per cucire 

di Domenico Cipriano

quinto volumetto della collana «Coincidenze», è stato impresso nel mese di settembre duemilaotto. L’opera viene proposta da 1 a 199 esemplari agli amatori.

Sessanta copie contengono, fuori testo, un pensiero visivo

di Prisco De Vivo: Macchina per cucire 2 (collage, 2008). 

Edizione di arte-poesia

a cura dell’Associazione Culturale «L’Arca Felice» 


Domenico Cipriano è nato nel 1970 a Guardia Lombardi (Av). Già vincitore del premio Lerici-Pea 1999 per l’inedito, ha pubblicato la prima raccolta organica dal titolo Il continente perso (Roma, Fermenti, 2000; 2001²), con introduzione di Plinio Perilli e nota di Paolo Fresu (premio Camaiore “Proposta” 2000; segnalata al premio Montale 2000). Presso la Stamperia d’Arte PulcinoElefante ha pubblicato, nel 2001, il testo L’assenza (in 33 copie) con foto di Enzo Eric Toccaceli. Interessato al connubio Jazz e Poesia è inserito nell’antologia Swing in versi, a cura di Guido Michelone e Francesca Tini Brunozzi (2004) e ha dato vita, insieme all’attore Enzo Marangelo e al pianista Enzo Orefice, al progetto “JP band” da cui il CD Le note richiamano versi (Abeatrecords, 2004), con sezione ritmica di Piero Leveratto ed Ettore Fioravanti. È presente nei volumi collettanei 4 poets (2003) e 7 poeti campani (2006) e in varie antologie tra cui Melodie della Terra, a cura di P. Perilli (1997), La poesia in Campania, a cura di G. B. Nazzaro (2006), Da Napoli / verso, a cura di A. Spagnuolo e S. Di Spigno (2007), Corale, a cura di F. Bianchi e Alberghetti F. (2007). Suoi versi e contributi critici sono apparsi sulle riviste «Poesia», «Pagine», «La clessidra», «Il segnale», «Hebenon», «Le voci della luna», «Hortus», «Pietraserena», «L’Immaginazione», «La Mosca di Milano», «Il banco di lettura», «Fermenti», «Poiesis», «Capoverso», «Graphie», «L’Ortica», «Scorpione letterario», «Fucine Mute», «Atelier», «Plurabelle», «Specchio della Stampa», «Gradiva», «Forum Italicum», «Ameritalia». È incluso nella galleria di ritratti pittorici “Mostropoeta” di Serena Maffia.

Abbiamo una visione tumefatta delle cose

da qualsiasi lato giriamo la testa troviamo

aghi che ci pungolano gli occhi. Rigiri

il bicchiere che profuma colmo di vino

e sorseggi la solitudine dell’uva, qui

dove la terra si contorce e la curva in lontananza

nasconde il fascio affiorato del faro.

Su L’enigma della macchina per cucire di Domenico Cipriano



Ediz. L’Arca Felice, Salerno 2008

recensione di Vincenzo D'Alessio
La voce narrante del solista del nostro Sud, Domenico Cipriano, è riuscita a tracciare in questi anni un percorso non facile da seguire, foriero però di un’articolata essenza tautologica per le sfortunate vicende del meridione d’Italia. L’esordio poetico è stato il volume Il continente perso Fermenti, Roma, 2000 al quale sono seguite esperienze poetiche di varia natura, tutte articolate in perfetta armonia con il carattere “criptico” dell’Autore e un linguaggio altrettanto “solare” da rendere pienamente la vena poetica in tutta la sua energia.
Cipriano ci annuncia il futuro della nuova scrittura poetica, inscritta in un pentagramma di settime, quinte e sedicesime, tanto per restare in tema jazz, che viene dal Sud ma è pronta per scalare le vette della poetica nazionale, ascritta nelle belle pagine della buona letteratura contemporanea. Sono questi i prodromi che il Continente annunciato mostrava e la fede nella Poesia declamava quando scriveva: ”Cerco di dare volto agli oggetti / esposti, ai portafoto sulla credenza / a sedie e tavoli appena consegnati / attribuirgli un nome di possesso: / un’anima di riflesso.” (Il fauno, ediz. 2002).
In questo scrivere per “fare” il Nostro si avvicina all’idea di Poesia che Gianni Celati indicava nel maggio 2000 su un quotidiano provinciale: ”La poesia è l’arte delle parole che trovano una strada solo per effetto dei loro ritmi e della loro grazia” («Il Corriere», Avellino). Così accade per questa breve plaquette di versi arricchita da una tavola originale dell’artista Prisco De Vivo. La parola cammina su strade aride, in momenti sempre troppo difficili, di fronte all’invadenza della violenza che uccide, che non permette la Giustizia e la Libertà a nessun italiano sincero. Seguiamo i versi di questa prima composizione: ”Abbiamo una visione tumefatta delle cose / da qualsiasi lato giriamo la testa troviamo / aghi che ci pungolano gli occhi.”
Il poeta Cipriano diviene allora “il sarto” in nuce: l’arcolaio pronto a cucire il passato di una stupenda e poverissima civiltà contadina, con l’arido deserto delle megalopoli. Affiora la dolce prosodia che distingue la poetica di Cipriano: ”Rigiri / il bicchiere che profuma colmo di vino / e sorseggi la solitudine dell’uva, qui / dove la terra si contorce e la curva in lontananza / nasconde il fascio affiorato del faro.”
C’è tanta speranza. C’è la suprema lezione dell’Infinito leopardiano. Ci sono le note della terra e dell’anima stimmung alla quale il versificare del Nostro ci ha abituati.
Vorrei ricordare che quest’autore, nonostante la sua giovane età, è stato firmatario e ha condiviso le idee innovative del Manifesto dei Poeti Irpini, sottoscritto proprio nella sua realtà natale, dove si andavano forgiando le tumultuose anime poetiche di gran parte dei firmatari. Cipriano è nato poeta e l’altezza della sua maieutica è corrosiva, rilucente, metafisica. Questi versi lo dimostrano: ”Quanta dura scrittura scuce le mani / scortica mura atroci: amara impura / frase cercata oscura per la cura della / notte asfittica ricercata dalla veglia / sonnambula.”
Auguriamoci che queste voci del Sud continuino a vibrare nel coro della Poesia contemporanea.
Novembre 2008
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L'enigma della macchina per cucire


La poesia autentica non ha bisogno di particolari sovrastrutture o di spettacolari addobbi tipografici per essere pòrta al pubblico attento e selezionato.
Lo dimostra questa interessante plaquette di Domenico Cipriano, dal titolo davvero stuzzicante, “L’enigma della macchina per cucire”, che non introduce ad un classico giallo, bensì alla riuscitissima intenzione di utilizzare questo caro aggeggio meccanico delle nostre nonne, per “cucire” – e la metafora è fortemente evidente – un breve ma colto excursus poetico sulla filosofia dell’esistenza: breve ma gradevole e ricco di profondi asserti poetici, come il nostro bravo amico Domenico Cipriano, affermato poeta e valido operatore culturale, ha saputo esprimere: “Un confine invisibile separa ciò che vediamo da ciò che appare. Attraverso la poesia uniamo queste due dimensioni possibili e, in tal modo, la scrittura riesce ancora a cucirci addosso e rivelarci il vero mondo che ci contiene”.
Ma il pregio di questa piccola, intensa pubblicazione poetica, sta anche nel connubio, nell’integrazione e nell’accordo con il “pensiero visivo” di Prisco De Vivo, altro valente e importante esponente della poesia, non solo, ma anche e soprattutto dell’Arte contemporanea, essendo egli pittore e scultore che annovera numerose esposizioni in Italia e all’estero.
Riuscitissima e indovinata pubblicazione, dunque, questo quinto volumetto della collana “Coincidenze”, curata dal poeta Mario Fresa, edizione di arte-poesia a cura dell’Associazione Culturale “L’Arca Felice” di Salerno, corredata da una fotografia numerata di un’opera originale di Prisco De Vivo, dal titolo “Macchina per cucire 2”. Una veste tipografica semplice ma che, come dicevamo prima, contiene una preziosità poetica e una testimonianza artistica di rilievo nell’attuale panorama culturale italiano.

Giuseppe Vetromile
9/1/2009

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