Libri di arte, poesia e filosofia

La parola verso proviene dal verbo latino vertere, cioè «capovolgere», in particolare la terra con un aratro. Il verso è allora un solco, una linea dritta in cui l’uomo col proprio lavoro pone i suoi semi che germoglieranno: nel verso, così, convergono la linearità naturale degli eventi e l’impegno fruttifero del pensiero umano.

venerdì 23 ottobre 2015



Una felice idea
di Laura Garavaglia


Questa sola radice (Edizioni L’Arca Felice,2015) non è solo un  prezioso omaggio dovuto a un poeta oggi giustamente ritenuto un Maestro  da tanti giovani e meno giovani che vivono l’ avventura della poesia. L’elegante plaquette, impreziosita da disegni di Massimo Dagnino, è infatti una vera e propria testimonianza di amicizia e di affetto di chi ha conosciuto e frequentato (e continua a frequentare) Maurizio Cucchi . La felice idea del curatore, Mario Fresa, di festeggiare il settantesimo compleanno di uno dei nostri maggiori poeti contemporanei  si è così concretizzata in una significativa raccolta di prose e di poesie, una sorta di canto a più voci, di vario timbro e intensità, ma tutte unite dal leitmotiv  della riconoscenza, della stima, dell’affetto nei confronti  di Maurizio Cucchi. Così, per Antonio Riccardi, è stato ”attento insegnante, “guida preziosa (…) tra i sentieri non lineari della letteratura” e  Alberto Pellegatta asserisce “Maurizio Cucchi è un maestro della poesia contemporanea, decisivo per la mia formazione”, mentre Amos Mattio sottolinea un rapporto di amicizia che “quando è buona,  come il vino acquista valore nel tempo, e si arricchisce e si rafforza delle reciproche novità”. Di “umanità sincera”, scrive  Domenico Cipriano, ricordando gli incontri con Maurizio Cucchi e certamente questo è uno degli aspetti che maggiormente delineano la sua personalità. Mario Santagostini ricorda ancora l’emozione provata da ragazzo, sentendo leggere da Franco Parenti  la poesia  Le briciole nel taschino, dove Cucchi nell’ultima parte fa una “enumerazione vertiginosa di oggetti (…) Enumerazione che diventa un messaggio formale martellante, in gradi di trasmettere l’idea dell’accatasto. Per il giovane Santagostini quella lettura fu una sorta di rivelazione, il prendere coscienza di una “realtà basica, svalorizzata, dove non ci sono merci ma oggetti allo stato puro” e quindi non soggetti  a scadenza come vuole la logica del consumo. L’importanza di riaffermare la sostanza dell’essere contro l’inconsistenza dell’avere, il recupero del valore violato delle parole, che solo la poesia può realizzare, sono temi della poetica di Cucchi che si ritrovano in molte delle prose e nei versi di questo libro. Ho già avuto modo di sottolineare  una sorta di eraclitea “armonia dei contrari” che caratterizza l’opera del poeta: realismo e dimensione mnestica e onirica sembrano sovrapporsi e confondersi.  Da un lato c’è la ricerca di attrito con le cose, oggetti “fatti per resistere, durare anche oltre noi” e tramandare “affetti e memorie”; ”( Il denaro e gli oggetti, Vite pulviscolari); dall’altro la consapevolezza del loro perdersi e svilirsi nel consumismo, nel vuoto di valori dell’era contemporanea. E anche  questa dimensione etica della poesia di Cucchi emerge nelle prose e nei versi degli autori di Questa sola radice. Titolo che è poi un verso tratto da una sua poesia, metafora della poesia stessa, la sola radice capace di scavare in profondità, di dare valore alle parole. Come si legge nella prosa sopra citata, dedicata al Maestro da Domenico Cipriano: “una ricerca inesauribile anche attraverso le sue pubblicazioni in versi che hanno la capacità di riavvolgere l’esistenza, rapportandola alla realtà e alla profondità del vivere quotidiano”.








venerdì 2 ottobre 2015

Recensione di Davide Cortese su Persone di Giampiero Neri

Recensione di Davide Cortese 

dedicata a

Persone 

di Giampiero Neri 

(Edizioni L'Arca Felice)


"Il sentimento di inquietudine, di interdizione che sopraggiunge alla fine di quasi tutte le prose, è la percezione di un sorriso, ironico appunto, che si alza alle nostre spalle: non quello di «Madre Natura», dice Neri, che piuttosto «assiste imperturbabile alla battaglia e non parteggia né per i vincitori né per i vinti», ma quello dell’uomo stesso che, spostandosi un poco a lato, tenta di riflettere, non solo «sulla sconfitta», ma anche dove, di solito, «invece, si festeggia»."

***

"Così i disegni di Massimo Dagnino, vera e propria opera nell’opera, che attraverso il loro proprio linguaggio reinterpretano la materia scritta disponendola in un percorso vicino, e quasi intrecciato."






lunedì 21 settembre 2015







Mario Fresa

Questionario di poesia

(57)


Salvatore Violante






Qual è il segreto progetto a cui tende la tua scrittura?

Credo che appartenga ad ogni poeta. È la ricerca di un impasto di parole in cui sonorità, ritmo interno e sensitività possano determinare uno scarto tale da traghettare le designazioni al di là del campo visivo, in quella terra di nessuno dove è difficile distinguere il concreto dall’immaginario.



Come nasce, in te, una poesia?

Non c’è un meccanismo fisso. A volte un fatto letto o vissuto, apparentemente passato inosservato, riemerge in maniera subitanea, come per il fotografo lo sviluppo del negativo, la differenza è che il fenomeno compare a segmenti  sovraesposti, sempre, una sfilata di fantasmi significativi, da sogno cosciente.



Un poeta parla di ciò che realmente vive o di ciò che vorrebbe ricevere, e che sempre gli sfugge?

Cos’è ciò che realmente vive un poeta? Io credo che un poeta sia un iniziato, una specie di sacerdote che si relaziona con il mondo, con il caos del mondo cercando di sbrogliarne il bandolo. Un rabdomante impazzito che cerca di afferrare la particola essenziale, il bosone. Appare alla portata questa vena sorgiva ma scivola via nella notte della scrittura.



A quale gioco della tua infanzia vorresti paragonare la tua poesia?

Al gioco delle tre carte. La poesia è là, sotto quella carta precisa. Scoprendola è sempre altrove. Questo perché il poeta, quando lo è, agisce come Vas electionis, immette il meglio che può nel riempirlo. Spera che debordi dal suo margine la poesia. Quasi sempre il vaso ha una lesione. Il più delle volte è dalla lesione che fuoriesce il meglio. Un’immagine incisiva è quella dell’ape. Va sui fiori con il preciso fine di carpire nettare. A sua insaputa sporca le ali di polline. Vola via, e senza volerlo, irrora i campi ingravidandoli. Eccolo il poeta.



Che cosa ti ha insegnato la frequentazione della scrittura poetica?

Che non c’è niente di davvero nuovo. Anche perché la poesia si occupa dell’uomo e del suo relazionarsi con il creato. In fondo, ciò che è mutevole in questo rapporto, è lo strumento tecnico a sua disposizione. L’uomo moderno è quello che entra in possesso di strumenti moderni. La parola che è lo strumento del poeta per creare il suo mondo come mondo necessario, non muta per designazioni intrinseche, ma per surriscaldamento erotico, sonoro, onirico.



Qual è il grado di di mascheramento di un poeta finzione e?

Il poeta non può mascherare un bel niente. Può solo prendere le distanze dal personale fingendo di parlare con l’altro da sé.



Vorresti citare un poeta da ricordare e da rivalutare?

Vittorio Bodini. Un grandissimo poeta, dimenticato, come tutto il suo Sud.



Qual è il dono che augureresti a un poeta, oggi?

La mente filosofica di un cuore di fanciullo.



Puoi citare un verso che ti è particolarmente caro?

Così nel mio parlar voglio esser aspro (dalle Rime di Dante Alighieri).








martedì 15 settembre 2015

Questa sola radice, a cura di Mario Fresa



Questa sola radice



A cura di
Mario Fresa











Edizioni L’Arca Felice


QUESTA SOLA RADICE


È IL CINQUANTOTTESIMO TITOLO DELLA COLLANA «COINCIDENZE».
QUEST’OPERA PREZIOSA È STATA IMPRESSA NEL MESE DI SETTEMBRE 2015
ED È PROPOSTA AGLI AMATORI DA 1 A 199 ESEMPLARI NUMERATI A MANO.
EDIZIONE DI ARTE-POESIA A CURA
DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE «L’ARCA FELICE».



La pubblicazione è nata per festeggiare il settantesimo
compleanno di Maurizio Cucchi.

L’editore e il curatore formulano i più affettuosi auguri al Maestro
 e ringraziano tutti gli Amici
che hanno collaborato alla realizzazione del volume.









All'interno:

Marco Borroni, Due poeti (e un tipografo)
Luigi Cannillo, Dal Lazzaretto
 Domenico Cipriano, L’etica dell’attenzione
 Marco Corsi, come se abitassimo…
Arnaldo Éderle, Il mio pensiero
Mario Fresa, Avvicinarsi al fuoco
Laura Garavaglia, A Carate Urio A, sulle tracce di Antonio Boggia
Amos Mattio, Ritrovo di dispersi
Carlangelo Mauro, Senso di terra e di cuore
Francesca Moccia, A Maurizio Cucchi
 Francesco Osti, Abbiamo camminato…
 Alberto Pellegatta, Parliamo sottotraccia
Giorgio Prestinoni, 1976, forse settembre
 Antonio Riccardi, Per Maurizio Cucchi
Jacopo Ricciardi, Diventare poeta
 Tiziano Rossi, Niente
Mario Santagostini, Briciole del 1976
Mary B. Tolusso, Cose scritte
Matteo Zattoni, Esistono ancora i maestri?


Illustrazioni a cura di Massimo Dagnino






venerdì 24 luglio 2015






Mario Fresa

Questionario di poesia

(57)


Maria Pia Quintavalla





Qual è il segreto progetto a cui tende la tua scrittura?

Tratterei come sostantivo l’enunciato di segreto, separandolo da progetto: secretum è quanto rimanda la natura della parola poetica nei suoi imprevisti esiti; essa dona, per magia, o per magica andatura, come scrivo ne Il Cantare, la sua essenza per parlare in una lingua straniera; se per progetto si intende il percorso cosciente dell’opera, sono nata dal frammento, e da volontà dei cantari: una narrazione tra l' io esposto a coralità nascoste. In forma di canzoniere dapprima, verso lettere, o epistole, (Lettere giovani), poi stazioni di sosta (Moradas), e infine in un respiro poematico che si faccia spazio per altro da sé e altre storie (Trilogia di Album feriale, China, I Compianti).


Come nasce, in te, una poesia?

È un mistero: su quel crinale dove una visione del reale e la realtà stessa si cercano tramite un dettar dentro. Essa parla una lingua sua, di geometrie connesse fra senso e suono che sappiano dare voce a corto circuiti del pensiero. “Di' la verità, ma dilla obliqua”. 
Ha a che vedere con terre sconosciute, inconsce per iscriversi in una grammatica nuova, tesa all’universale.


Un poeta parla di ciò che realmente vive o di ciò che vorrebbe ricevere, e che sempre gli sfugge?

Ho forse già risposto, se si sta parlando dell’ ispirazione, è un moto a luogo che è continuo.


A quale gioco della tua infanzia vorresti paragonare la tua poesia?

Ricordo fra i tanti, il preferito, quando a due o da sola, affabulavo facendo giochi di recita teatrale, per cui ..mi trovavo in tema.


Qual è il grado di finzione e di mascheramento di un poeta?

Quello di cui parla Ferdinando Pessoa, coi suoi eteronimi.


Vorresti citare un poeta da ricordare e da rivalutare?

César Vallejo, per la bellezza, incandescenza e modernità dei suoi versi.










sabato 27 giugno 2015

Marina Minet Delle madri






Marina Minet

  

Delle madri



con disegni di Roberto Matarazzo


Prefazione di Maria Pina Ciancio

Postfazioni di Mario Fresa e di Pierino Gallo



 Edizioni L’Arca Felice





È IL CINQUANTASETTESIMO TITOLO DELLA COLLANA «COINCIDENZE».
QUEST’OPERA PREZIOSA È STATA IMPRESSA NEL MESE DI MAGGIO 2015
 ED È PROPOSTA AGLI AMATORI DA 1 A 199 ESEMPLARI NUMERATI A MANO CON UNA LITOGRAFIA FUORI TESTO DI ROBERTO MATARAZZO.


EDIZIONE DI ARTE-POESIA A CURA
DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE «L’ARCA FELICE» 













"Esplora l’universo personale e collettivo dei rapporti madre-figli questa nuova raccolta poetica della scrittrice sarda Marina Minet, privilegiando ora un atteggiamento più diretto, ora una visione più oggettiva e distaccata.
Ne emerge la singolare capacità di rivelare e di scandagliare con le parole emozioni e sentimenti dell’animo umano, per portare alla luce contenuti consci e inconsci, talvolta anche scomodi, ma che ci riguardano e ci appartengono. "
Maria Pina Ciancio




Il grembo prodigioso è delle madri
È vento stagionato
la buona sorte che seguono di sera
nel traffico stordito
pensando al busto fiero
che le pesò immortali

Il grembo prodigioso
è delta e causa eterna
- solo in coro al freddo
cenacolo si mostra
scaldando nei camini mille botti
tradito l’oste in pena

Ed è tensione e miele
il polso del comando
angoscia da strappare
se antica - con l’indole s’intona
tiranna incomprensione
    
Il grembo prodigioso è culla di rimpatri
di chi esiliato riconferma il tempo
fra ceri e marmi in prosa
riavuti come niente, fianco e seme
stampati di sembianza

Visione d’impazienza
è il ventre lievitato in cerchio all’ombra
e colmo, al sole aspira
beandosi catena d’infinito
(assolo marginale)

Leviga lento
il grembo prodigioso
come scultore vigile e imperfetto
scolpisce il labbro da confinare al seno
con l’anima a tribordo
sciupata al respiro nuovo




Marina Minet, il cui vero nome è Teresa Anna Biccai, è nata a Sorso (SS) in Sardegna.
La sua scrittura rivolge un’attenzione particolare ai tormenti del-l’esistenza e alle naturali inquietudini che segnano e contemporaneamente arricchiscono l’anima.
Ha pubblicato le seguenti monografie poetiche: Le frontiere dell’anima (Liberodiscrivere® edizioni, 2006); Il pasto di legno (Poetilandia, 2009); So di mio padre, me (disponibile su Lulu in formato e-book scaricabile on-line, Clepsydra Edizioni, 2010); Onorano il castigo (Associazione Culturale LucaniArt, 2012); e il racconto breve Lo stile di Van Gogh (Associazione Culturale LucaniArt, 2014).
Fra le altre pubblicazioni ricordiamo i romanzi collettivi al femminile ESTemporanea (Liberodiscrivere® Edizioni, 2005); Malta Femmina (Ed. Zona, 2009); il poemetto in prosa-poetica Perdono in supplica d’impronta esangue in monologo d’augurio al pasto (da Amantidi – Vittime, Magnum Edizioni, 2006).
Una sua fiaba per bambini è stata pubblicata nella raccolta antologica A mezz’aria (Liberodiscrivere® edizioni, 2006).
Il racconto-poema Metamorfosi nascoste è apparso nell’antologia Unanimemente (a cura di Gabriella Gianfelici e Loretta Sebastianelli Ed. Zona, 2011).
Recentemente suoi testi sono apparsi nell’Antologia di Poesia Femminile Voci dell’aria (Exosphere PoesiArtEventi - Associazione Culturale, 2014); in Teorema del corpo – Donne scrivono l’eros (curata da Dona Amati con la prefazione di Beppe Costa Ed. FusibiliaLibri, 2014); e nella plaquette collettiva Le trincee del grembo (Associazione Culturale LucaniArt, 2014).
Le sue poesie, oltre ad essere state interpretate da numerosi artisti contemporanei, hanno ricevuto importanti riconoscimenti, tra gli ultimi il Primo Premio al Concorso Internazionale di poesia “Versi in Lucania” 2014.
Da anni si occupa, inoltre, di divulgare la sua passione per la poesia, attraverso l’ideazione e la realizzazione di interessanti “video poetry” che è possibile visionare sul canale:






venerdì 26 giugno 2015

Francesca Moccia, erbaluce



Francesca Moccia

erbaluce


Prefazione di Maurizio Cucchi

Disegni di Massimo Dagnino


L’Arca Felice





È IL SESSANTESIMO TITOLO DELLA COLLANA «COINCIDENZE».

QUEST’OPERA PREZIOSA È STATA IMPRESSA NEL MESE DI MAGGIO 2015
 ED È PROPOSTA AGLI AMATORI DA 1 A 199 ESEMPLARI NUMERATI A MANO.

EDIZIONE DI ARTE-POESIA A CURA
DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE «L’ARCA FELICE» 

© Illustrazioni di Massimo Dagnino












"L'energia speciale e l’originalità della poesia di Francesca Moccia si impongono sempre già alla prima lettura. Si rimane coinvolti nei suoi arditi gorghi di immagini, nella logica tutta particolare dei loro sviluppi, e si finisce col tornare sui propri passi, sui suoi passi poetici, spinti dal desiderio di perlustrarli più a fondo, di affidarsi con fiducia alla sottigliezza acutissima di un dire tanto enigmatico quanto composto e sicuro nella forma." 
                                                                                                                          Maurizio Cucchi








Ho riaperto lo sguardo
bianco era il tuo corpo
lunghe onde erano venute
a lambire cuore e sangue
dedalo disperato. Tra alghe
e onde le ciglia dischiude
sovrano. Quanto era durata l’assenza?
Sonno vieni e guarda quanto conosco.
Tieni
stretto la rete e l’onda
ancora trapassa la carne
rantola nella gola del
gabbiano.







Nuvole basse come gonne
gelate le gambe dei canali,
sottofondo le macchine
scorrono al rallentatore
filtrano sopra gli occhi
finestrino posteriore, acqua
gelata scorre.







    
Francesca Moccia è nata a Ponte (BN) nel 1971. Sue poesie sono presenti in varie antologie tra cui I poeti di vent’anni a cura di M. Santagostini (Stampa, Varese, 2000); Nuovissima poesia italiana, a cura di M. Cucchi e A. Riccardi (Mondadori, Milano, 2004) e nel primo numero di «Orchestra», direttore M. Cucchi (LietoColle, Como, 2007). La muffa del creato (LietoColle, Como, 2005) è la sua opera prima. Nella collana Poesia di ricerca, ha pubblicato, con Jack Underwood Wilderbeast (EDB, Milano, 2013). Una silloge di poesie è apparsa su «Il Monte Analogo» (novembre 2010). 








sabato 16 maggio 2015

Marco Furia sull'ultimo libro di Maria Pina Ciancio


L’esperienza di una soglia 




Una recensione di Marco Furia dedicata al libro 

Assolo per mia madre


 di Maria Pina Ciancio


(Edizioni L’Arca Felice, Salerno, 2014) 


su











"Un espressionismo composto, capace di sfiorare sentimenti ed emozioni.
Ho usato, non a caso, il verbo “sfiorare”, poiché la delicatezza mi sembra qualità tipica di una versificazione che si posa, quasi fosse una timida farfalla, sul suo argomento con la preoccupazione di sciuparlo."
                                                                                 Marco Furia      




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