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La parola verso proviene dal verbo latino vertere, cioè «capovolgere», in particolare la terra con un aratro. Il verso è allora un solco, una linea dritta in cui l’uomo col proprio lavoro pone i suoi semi che germoglieranno: nel verso, così, convergono la linearità naturale degli eventi e l’impegno fruttifero del pensiero umano.

sabato 13 agosto 2011

Mario Fresa. Questionario di poesia (9)



Mario Fresa
Questionario di poesia (9)


Antonio Spagnuolo









Qual è il segreto progetto a cui tende la tua scrittura?
Nel grande serbatoio del rimosso si scoprono tutte le implicazioni dell’esperienza dell’io, sociale e storica, tanto che il raccordo tra privato e pubblico si mantiene praticabile ed efficace ai livelli più profondi e forse decisivi per una comprensione e distinzione da altro orizzonte, ove l’immaginazione si isola e si contestualizza in alchimie deformanti.
Il chiarore sensuale accoglie sulla pagina tutto quello che viene pensato o, meglio, intuito, e apre l’immensa distesa di una pianura dove uno possa scorazzare con estrema libertà , felice come un bambino che si possa giocare con la parola o il suono, senza dover rendere conto di quanto accade intorno.
La libido produce il sapere senza oggetto , in disarmonia con il reale, quindi la poesia è legata all’inconscio, e l’inconscio è il luogo della poesia.
A me piace immaginarla come un virus, ancora sconosciuto alla scienza, che si insinua nella psiche e corrode giorno dopo giorno le circonvoluzioni cerebrali, per penetrare nel subconscio e dettare quelle visioni ritmiche che il comune mortale non riesce ad elaborare se non nel verso. Una malattia capace di rendere immortale ogni pensiero e capace di manifestarsi nel caleidoscopico fulgore del fantastico.  Essa comporta da parte dello scrittore una vera e propria assunzione di contenuti e mitemi anch’essi di origine psicoanalitica: che a dirlo più chiaramente, entrano massicciamente nei  versi, fino a diventarne radice e sostanza, nel ben noto binomio di eros e thanatos, l’endiadi-opposizione di libido e morte, assunti per via di una estrema semplificazione, con un’intensità quasi aggressiva e sofferti per converso fino allo spasimo e allo sgomento: lo spasimo che  si aggrappa all’eros in nome della vita, lo sgomento di chi da esso regredisce, per stanchezza magari e sazietà, verso immagini vertiginose.

Come nasce, in te, una poesia?
Molto semplicemente il “ritmo”, che alcune visioni del quotidiano offrono senza nemmeno dartene sensazione, incomincia a martellare l’udito sia nel silenzio della meditazione, sia nel frastuono del traffico, e piano piano attacca l’endecasillabo che immediatamente attacca con la sua musicalità.

Il poeta parla di ciò che realmente vive o di ciò che vorrebbe ricevere, e che sempre gli sfugge?
Per la mia esperienza posso dire che il poeta parla quasi esclusivamente di ciò che realmente vive, di ciò che lo affascina o lo tormenta nel lento scorrere delle ore o nel troppo veloce scorrere del tempo. Ciò che vorrebbe ricevere ha anche una sua parte nel dirsi, ma questa rimane quasi sempre una utopia.

La poesia è salvazione?
Senza alcun dubbio la poesia è salvazione , è purificazione , è elevazione, è ricerca di quella verità  che si nasconde tenacemente fra le idee e l’empireo

A quale gioco della tua infanzia vorresti paragonare la tua poesia?

Da giovincello mi cimentavo spesso  con alcuni amici nella recitazione. Allestivamo nel salone della abitazione paterna una specie di palco con tendone e urlavamo al vuoto le nostre invenzioni teatrali, felici di avere un pubblico invisibile.

Che cosa ti ha insegnato la frequentazione della scrittura poetica?
La frequentazione della scrittura poetica è stata foriera di cultura, intesa nel più ampio dei significati. Il mio bagaglio si è arricchito enormemente giorno dopo giorno, e mi ha imposto una severità di espressione, di giudizi, di certezze educative , di proposte, di ricerca.

Qual è il grado di finzione e di mascheramento di un poeta?
Personalmente non credo che possa ritrovare nella mia scrittura momenti di finzione o di mascheramento. Le “metafore” che sono ricchezza della mia poesia sono tutte dettate da un sincero svolgersi della creatività.

Vorresti citare un poeta da ricordare e da rivalutare?
Gabriele D’Annunzio per me rimane sempre un poeta estremamente ricco e sfavillante. Lo ho amato sin dai tempi del liceo e quando posso mi ripeto a memoria molti dei suoi incantevoli e scoppiettanti versi.

Qual è il dono che augureresti a un poeta, oggi?
Più che augurare un dono sarei per un consiglio. Siate umili e sinceri. Leggete senza tregua gli autori che ci hanno preceduto, fatene sangue della vostra pagina. Imparate a seguire il ritmo, la musicalità che la “parola” offre e lasciate che il lettore possa comprendere ciò che scrivete.

Puoi citare, spiegando perché, un verso che ti è particolarmente caro?
Domanda trabocchetto ! Rileggendo i miei versi difficilmente potrei indicarne uno che sia particolarmente caro, perché quasi tutte le mie poesie hanno un aggancio con la mia vita vissuta, che rimane come fuoco inestinguibile. Più di un verso allora mi risulta specificamente caro come ad esempio : “Quel pastello irrequieto / mi coglie ancora fra le tue ginocchia/ ad esplorare la mia malinconia…”, ove l’infierire degli anni mi trasporta ancora una volta alle illusioni e alla sensualità della trascorsa gioventù.




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In alto, un disegno di Alferio Spagnuolo [1904-1981].










7 commenti:

  1. concordo con il collegamento della poesia alla realtà!

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  2. Caro Antonio, ho letto con piacere e diletto la tua splendida intervista sulla pregevole Edizione " L'Arca Felice". Condivido il tuo musiscale sentire poetico, sei grande! Sono lieta ed orgogliosa di esserti amica. Buon ferragosto. M.Teresa Scibona

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  3. L'esperienza e la passione grandissime di Antonio Spagnuolo nel campo, spesso impervio, della poesia, risaltano in modo particolare in questa "intervista" sapientemente impostata da Mario Fresa. Antonio Spagnuolo, nel rispondere alle domande ci dà anche, parallelamente, indicazioni e consigli da seguire, come il "ritmo" che è cuore della poesia, o come l'esser semplici (ma non banali!) nell'esprimere il proprio mondo poetico; è poi indubbia la necessità di un costante arricchimento interiore leggendo gli "altri" e soprattutto quelli che "ci hanno preceduto", facendone "sangue" che potrà re-vitalizzare le nostre pagine!
    Un caro saluto ad Antonio e l'augurio di una attività poetica e letteraria sempre più alta e prolifica!
    Pino Vetromile

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  4. avevo lasciato un commento, ma non lo vedo...
    Interessante (il post)
    Liliana Z.

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  5. A Mario Fresa va tutta la gratitudine degli amici di Antonio Spagnuolo. Poeta di rara ed esemplare finezza, è da sempre dedito alla scrittura come esperienza completa. Il Nostro riesce a coniugare la precisione del dettato con la naturalezza di un possesso sicuro del verso. Il testo si fa dunque partitura musicale per quello strumento d'eccezione che è la parola poetica, ma non disdegna, del pari, gli accenti più ardui e originali. Della vita poi coglie l'esortazione, implicita negli accadimenti, a creare e riflettere, senza escludere la responsabilità connessa a tali profonde dimensioni dell'esistere umano. Da qui l'accoglienza e il dialogo, intrapresi sistematicamente, con le altre esperienze di scrittura notevoli a Lui contemporanee e non. Marzia Alunni

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  6. Condotta in modo davvero eccellente, l'intervista di Mario Fresa ad Antonio Spagnuolo. E ciò perché la successione delle domande, partendo dal grande serbatoio dell'inconscio (giustamente riconosciuto da Spagnuolo quale "luogo della poesia"), si sviluppa linearmente cogliendo i punti essenziali del fare poetico. Per quanto mi riguarda, molto ho apprezzato le risposte dell'intervistato sulla genesi di una poesia: laddove la individua nel "ritmo" e nella musicalità; su quel senso di "salvazione" e di ricerca della verità "che si nasconde tra le idee e l'empireo"; sul gioco della recitazione ad "un pubblico invisibile", fino ai consigli -pienamente condivisi - forniti ai poeti.
    Ringrazio dunque Antonio Spagnuolo per avermi informato dell'intervista, Mario Fresa per averla così bene eseguita e l'Arca Felice per averla pubblicata.
    Sandro Angelucci

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  7. Il credito , la stima che da sempre accompagnano il lavoro di Antonio sono in uno con ciò che vuole dirci in questa bella intervista , effusiva nella misura della sincerità e della raccolta pensosità intellettuale .
    E' quello che vorremmo sempre chiedere a un poeta.
    Un grazie ad Antonio e all'intelligente contributo di Mario Fresa .

    leopoldo attolico

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