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La parola verso proviene dal verbo latino vertere, cioè «capovolgere», in particolare la terra con un aratro. Il verso è allora un solco, una linea dritta in cui l’uomo col proprio lavoro pone i suoi semi che germoglieranno: nel verso, così, convergono la linearità naturale degli eventi e l’impegno fruttifero del pensiero umano.

giovedì 18 agosto 2011

Mario Fresa. Questionario di poesia (10) Francesco Osti



Mario Fresa 
Questionario di poesia (10) 



Francesco Osti











Qual è il segreto progetto a cui tende la tua scrittura?

Penso proprio aiutarmi a conoscermi.



Come nasce, in te, una poesia?

È un'emozione che ha esigenza di gettarsi fuori.



Il poeta parla di ciò che realmente vive o di ciò che vorrebbe ricevere, e che sempre gli sfugge?

Spesso la poesia è sotterranea proiezione di desideri: sì, di qualcosa che sfugge.



La poesia è salvazione?

Può esserlo quando aiuta a riconciliarsi.



A quale gioco della tua infanzia vorresti paragonare la tua poesia?

Al gioco delle costruzioni: cercavo allora i pezzi precisi come ora cerco le parole.



Che cosa ti ha insegnato la frequentazione della scrittura poetica?

Assolutamente ad avere più cura di me.



Qual è il grado di finzione e di mascheramento di un poeta?

Non saprei, dipende: penso che l'importante sia che il messaggio veicolato dalla poesia giunga smascherato.



Vorresti citare un poeta da ricordare e da rivalutare?

Da ricordare Giorgio Caproni per le continue sorprese che la sua poesia riserva. Rivaluterei Francis Ponge (o meglio lo ripubblicherei immediatamente) per l'originalità della sua opera.



Qual è il dono che augureresti a un poeta, oggi?

Quello di lasciarsi alle spalle ogni arrivismo.



Puoi citare, spiegando perché, un verso che ti è particolarmente caro?

«Nelle cosce fumanti della terra mi scopro a ridere» di Giuseppe Ungaretti perché scoprire (o riscoprire) le proprie origini penso sia fonte di serenità, a tratti, forse, di gioia.









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In alto, Chop Suey di Edward Hopper [1882 – 1967]










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