Mario Fresa
Questionario di poesia (10)
Francesco Osti
Qual è il segreto progetto a cui tende la tua scrittura?
Penso proprio aiutarmi a conoscermi.
Come nasce, in te, una poesia?
È un'emozione che ha esigenza di gettarsi fuori.
Il poeta parla di ciò che realmente vive o di ciò che vorrebbe ricevere, e che sempre gli sfugge?
Spesso la poesia è sotterranea proiezione di desideri: sì, di qualcosa che sfugge.
La poesia è salvazione?
Può esserlo quando aiuta a riconciliarsi.
A quale gioco della tua infanzia vorresti paragonare la tua poesia?
Al gioco delle costruzioni: cercavo allora i pezzi precisi come ora cerco le parole.
Che cosa ti ha insegnato la frequentazione della scrittura poetica?
Assolutamente ad avere più cura di me.
Qual è il grado di finzione e di mascheramento di un poeta?
Non saprei, dipende: penso che l'importante sia che il messaggio veicolato dalla poesia giunga smascherato.
Vorresti citare un poeta da ricordare e da rivalutare?
Da ricordare Giorgio Caproni per le continue sorprese che la sua poesia riserva. Rivaluterei Francis Ponge (o meglio lo ripubblicherei immediatamente) per l'originalità della sua opera.
Qual è il dono che augureresti a un poeta, oggi?
Quello di lasciarsi alle spalle ogni arrivismo.
Puoi citare, spiegando perché, un verso che ti è particolarmente caro?
«Nelle cosce fumanti della terra mi scopro a ridere» di Giuseppe Ungaretti perché scoprire (o riscoprire) le proprie origini penso sia fonte di serenità, a tratti, forse, di gioia.
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In alto, Chop Suey di Edward Hopper [1882 – 1967]
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