Libri di arte, poesia e filosofia

La parola verso proviene dal verbo latino vertere, cioè «capovolgere», in particolare la terra con un aratro. Il verso è allora un solco, una linea dritta in cui l’uomo col proprio lavoro pone i suoi semi che germoglieranno: nel verso, così, convergono la linearità naturale degli eventi e l’impegno fruttifero del pensiero umano.

mercoledì 24 agosto 2011

Mario Fresa. Questionario di poesia (12)




Mario Fresa
Questionario di poesia (12)


Tiziano Salari







Qual è il segreto progetto cui tende la tua scrittura?

Per quanto ci si sforzi a mantenere aperto, nel linguaggio critico e filosofico, un codice letterario denominato poesia, e su questo anche si speculi in vario modo, con riviste che vi si richiamano e case editrici specialistiche alimentate dal bisogno diffuso di conformarsi a una certa necessità di comunicare, è indubitabile che le problematiche relative rientrano all’interno della fine di una Tradizione in cui, insieme alla poesia, è implicata, nella sua essenza, la filosofia contemporanea. Questa Tradizione si è soliti definirla Tradizione occidentale (per la sua origine greca), ma, per la sua pervasività, è divenuta ormai mondiale e, nella lunga agonia che porta alla sua estinzione, anche tende a uniformarsi mondialmente  (poeticamente e filosoficamente), tanto da rendersi visibile, al di sotto dei diversi veli linguistici, il sorgere di una koiné internazionale, sia nel linguaggio poetico che nel linguaggio critico e filosofico. Tralascio, al momento, una distinzione più pertinente, pur conoscendo tutte le obiezioni  radicate fortemente  nelle convenzioni istituzionali e nella mentalità sia professionale che comune relativamente agli ambiti specifici di poesia e filosofia. Se c’è infatti un modo di trattare questa problematica evitandone le conseguenze (adagiandosi così in una sopravvivenza indeterminata e illusoria di una significatività dei diversi discorsi), è il ricercarne le cause di una decadenza  (della poesia, e in conseguenza del poeta e del suo carisma) nella sociologia  o nella perdita  del mandato sociale del poeta, come Franco Fortini ribattezzò la definizione di Walter Benjamin  gesellschaftlicher Auftrag sulla destituzione del ruolo del poeta nella società moderna e contemporanea, e della delega che gli è stata ritirata di produrre opere sottratte  al ciclo della necessità economica e dotate di un valore simbolico unificante le varie anime di una comunità.
Che, d’altra parte, la situazione della poesia moderna consista nella «perdita di rappresentanza sociale, ed ha come effetto un incremento  dell’autoreferenzialità dei linguaggi e dei canoni, ormai privi di un riconoscimento condiviso» – e cioè quanto succede , in forme più o meno riconosciute, nella proliferazione attuale di libri poetici, e nella loro distribuzione catacombale – nulla toglie che l’individuazione di un fenomeno sia insufficiente  se tale fenomeno rimane isolato nell’ambito del suo codice di appartenenza, e cioè di un certo concetto di poesia e di letteratura. Se, all’opposto, spostiamo la visuale, dalla problematica legata strettamente alle ragioni della poesia e della sua sopravvivenza, a quella del senso (o della mancanza di senso) del bisogno di espressione (in qualunque forma si manifesti) – in ultima analisi alla sua valorizzazione quale strumento di conoscenza -  ecco che la molteplicità dei discorsi ci offre una visione caleidoscopica  delle forme di vita non più riconducibili a unità o sintesi di valori comuni, ma  specchi di erranza esistenziale, che a loro volta esplicano  tendenze non più riconducibili a quanto tradizionalmente viene inteso per poesia e per letteratura. Il progetto della mia scrittura è cercare di rivelare questa comune sorgente e appartenenza della poesia e del pensiero filosofico.

Come nasce in te una poesia?

La scrittura nasce in me dalla necessità di dare un senso alle problematiche esistenziali. Che cosa significa  passare da un valore simbolico condiviso e universale a un linguaggio  limitato all’autoreferenzialità  di piccoli gruppi e senza alcun valore simbolico?  O, in questo passaggio, è implicato  anche il concetto di verità, collegato a corrispondenze tra pensiero e cose che antecedentemente rimanevano essenzialmente stabili (in analogia con i valori simbolici condivisi) e che nell’ultimo secolo  hanno via via perso ogni corrispondenza, di conseguenza liquidando lo stesso concetto di verità? Almeno a partire da Nietzsche la verità è diventata un concetto prospettico,  legato a tavole  di  senso e di valori infondati (o fondati puramente sulla volontà di potenza). Ecco, in un certo senso, la mia scrittura è il mio apporto prospettico alla ricerca della verità.

Il poeta parla di ciò che realmente vive o di ciò che vorrebbe ricevere, e che sempre gli sfugge?

Credo di aver già risposto al quesito. E ciò che sfugge è sempre la verità, l’inafferrabilità del senso ultimo e decisivo.

La poesia è salvazione?

Che cosa ci aspettiamo dalla poesia? Che cosa intendiamo per salvazione? Già Aristotele parlava di catarsi, nella sua Poetica, per l’effetto di purificazione che avrebbe dovuto provocare una tragedia di Eschilo o di Sofocle. E Leopardi, nello Zibaldone: «Hanno questo di proprio le opere di genio, che quando anche rappresentino al vivo la nullità delle cose, quando anche dimostrino evidentemente e facciano sentire l’inevitabile infelicità della vita, quando anche esprimano le più terribili disperazioni, tuttavia ad un’anima grande che si trovi anche in uno stato di estremo abbattimento, disinganno, nullità, noia e scoraggiamento della vita, o nelle più acerbe e mortifere disgrazie[…]: servono sempre di consolazione, raccendono l’entusiasmo, e non trattando né rappresentando altro che la morte, le rendono, almeno momentaneamente, quella vita che aveva perduta». Le grandi tragedie, le opere di genio…Credo che la  salvazione, in questo senso, sia riservata a pochi. Per il resto è la felicità dell’ultimo uomo di Nietzsche che crede di averla trovata a buon mercato, e in modo ammiccante ci annuncia la sua scoperta.

A quale gioco della tua infanzia vorresti paragonare la tua poesia?

Non c’è un gioco particolare, ma è tutta l’infanzia che si svolge in un’atmosfera favolosa e poetica. La poesia ci aiuta a  rievocare  quell’esistenza sospesa  in un mondo incantato e da lì tornare a guardare la faccia brutale della realtà.

Che cosa ti ha insegnato la frequentazione della scrittura poetica?

Mi ha insegnato il difficile rapporto con la questione della verità. Che noi apprendiamo il mondo due volte, uno con la nostra esperienza diretta e l’altro attraverso la letteratura e la poesia. O c’è una letteratura che ci svia (quella di pura evasione) e un’altra che ci rende consapevoli del nostro essere al mondo? O forse la letteratura costituisce un filtro attraverso il quale passiamo le nostre esperienze? E di quale sapere, poi, di quale verità si tratta? Certo di un sapere e di una verità di nessuna utilità strumentale (al di fuori delle  cattedre di scuola, dove non si ha a che fare con la verità ma con la pura e semplice trasmissione di conoscenze).

Quale è il grado di finzione e di mascheramento di un poeta?

Ci sono poeti che hanno bisogno di molte maschere (ad esempio Pessoa) ed altri che ne hanno una sola. Sia gli uni che gli altri esprimono tuttavia sempre una cosa sola: se stessi.

Vorresti citare un poeta da ricordare e da rivalutare?

Ne citerò due.
Carlo Michelstaedter (1887-1910), più noto come filosofo, ma la cui scrittura poetica è al calor bianco.
Giovanni Ramella Bagneri (1929-2008), poeta solitario e visionario.

Quale è il dono che augureresti a un poeta, oggi?

Mi vengono in mente solo le sentenze del Sileno. Non essere mai nato, o, una volta nato, avere la fortuna di morire giovane e caro al cielo.Oppure accettare il destino fino in fondo, assoggettarsi all’Ananke, come il pastore di Nietzsche, che morde e sputa la testa del serpente che lo sta avvolgendo. E sceglie l’eterno ritorno della propria infelicità.

Puoi citare, spiegando perché, un verso che ti è particolarmente caro?

Un verso di Hölderlin:
Was bleibet aber, stiften die Dichter.
Ma ciò che resta, della storia del mondo, lo istituiscono i poeti.






In alto: Equilibrio instabile di Paul Klee [1879-1940]







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