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La parola verso proviene dal verbo latino vertere, cioè «capovolgere», in particolare la terra con un aratro. Il verso è allora un solco, una linea dritta in cui l’uomo col proprio lavoro pone i suoi semi che germoglieranno: nel verso, così, convergono la linearità naturale degli eventi e l’impegno fruttifero del pensiero umano.

martedì 3 aprile 2012

questionario di poesia (37)






 Mario Fresa

Questionario di poesia (37)



Flavio Ermini








Come nasce, in te, una poesia?

Guardando all’Apeiron nominato da Anassimandro: all’indistinto da cui tutto ha origine. Ovvero alla pre-storia che come sottosuolo continua a vivere nella storia e nella nostra quotidianità.




Il poeta parla di ciò che realmente vive o di ciò che vorrebbe ricevere, e che sempre gli sfugge?

Chi scrive resta faticosamente in scena per dirci che i mortali non possiedono esclusivamente la realtà esterna, ovvero il campo della loro azione, ma possiedono anche il campo dei loro sogni, delle vite che apparentemente non hanno vissuto.



La poesia è salvazione?

Non credo. Se lo fosse, costituirebbe l’ennesima illusione.


A quale gioco della tua infanzia vorresti paragonare la tua poesia?

Il puzzle, per la sua possibilità di continua scomposizione e ricomposizione delle immagini. Per questo suo riandare ogni volta ai princìpi, alle archai.



Che cosa ti ha insegnato la frequentazione della scrittura poetica?

Niente, mi pare.



Qual è il grado di finzione e di mascheramento di un poeta?

Nei confronti del testo il grado dovrebbe essere prossimo allo zero.



Vorresti citare un poeta da ricordare e da rivalutare?

Giacomo Bergamini (1945-2004), per le sue poesie in prosa.


Qual è il dono che augureresti a un poeta, oggi?

Scoprire di chiamarsi Scardanelli e vivere sulle rive del fiume Neckar.



Puoi citare, spiegando perché, un verso che ti è particolarmente caro?

Chi scrive ribadisce la possibilità di tenere insieme gli opposti che assillano la nostra esistenza. La soglia tra le due metà del dire diventa pensiero del “tra”, il pensiero di quella particolare forma di legame che, pur mantenendo separati i differenti, mantiene tra di loro un rapporto. Ecco perché Bonnefoy può asserire: «Non è vero amica mia / che esiste una sola parola per designare / nella lingua chiamata poesia / il sole del mattino e quello della sera?».







2 commenti:

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  2. Bello, sintetico, essenziale il questionario di Ermini.





    Tiziano Salari

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