Mario Fresa
Questionario di poesia (31)
Lina Salvi
Qual è il segreto progetto a cui tende
la tua scrittura?
Inizialmente
non c’era nessun progetto. Le parole nascevano quasi per caso, anche se
avvertivo in loro una certa urgenza, qualcosa che premeva dentro, quasi un
dolore acuto, improvviso, una fitta. Poi l’intreccio di suoni, parole, condivisi
in un gioco analogico hanno dato origine ai primi testi . In alcuni mie poesie
ritengo di aver lavorato privilegiando la ricerca dell’assoluto, sentivo la
necessità di qualcosa che si avvicinasse alla perfezione, in maniera del tutto
astratta, senza addentrarmi nei suoi significati più profondi. Quindi l’ esigenza
di dare corpo, un significato a una certa
tensione anche immaginifica, che mi proiettava per l’alto, verso una dimensione
ancestrale. Ovviamente i testi hanno risentito di questa segreta disposizione,
diciamo di intima tensione. Mi sono resa
conto che avevo dei reperti da portare
alla luce, reperti che volevano parlare al mondo: non sapevo come avrei fatto,
chi i miei compagni di viaggio, con quali le parole. Con il
tempo la scrittura si è sciolta, ed ora credo esiga una molteplicità di
elementi, credo che voglia rappresentare la realtà che viviamo, e la propria
contemporaneità.
Come nasce, in te, una poesia?
Principalmente
da un’intuizione emotiva, da un’esperienza o profonda tensione anche del tutto
inconsapevole. Qualche volta nasce dalla curiosità di voler indagare un luogo,
una persona, un oggetto e farla rivivere sotto altra forma, donarle nuova vita.
In ogni caso ricercarne la sua segreta bellezza e restituirle pur nella
mancanza o imperfezione, quella dignità che le manca. Restituirle il suo senso
di appartenenza, il suo posto nel mondo.
Il poeta parla di ciò che realmente vive
o di ciò che vorrebbe ricevere, e che sempre gli sfugge?
Ritengo
che si parta sempre dalla propria esperienza, unica ed indispensabile misura.
Per costruire, ricostruire presenze vive, immaginate, inimmaginabili.
La poesia è salvazione?
Certamente!
Credo che lo sia e che possa contribuire alla salvezza spirituale dell’uomo.
A quale gioco della tua infanzia
vorresti paragonare la tua poesia?
Mi
piacerebbe paragonarla a un gioco arioso e di azione, dove è indispensabile
poter correre, saltare affrontare ostacoli.
Che cosa ti ha insegnato la
frequentazione della scrittura poetica?
Che
esistono altri luoghi possibili, che possiamo amare, frequentare, mettere in dialogo tra loro.
Che
la poesia e l’arte in genere ti offrono la possibilità di vivere due vite, in
un dualismo non sempre felice, ma certamente ricco. La scrittura poetica è
libertà, scritta sulla propria carne.
Qual è il grado di finzione e di
mascheramento di un poeta?
Può
essere molto alto o anche del tutto inesistente. Dipende dalla sua abilità ,
dal suo grado di consapevolezza e
attiene in qualche modo al progetto iniziale.
Vorresti citare un poeta da ricordare e
da rivalutare?
Vittorio
Sereni. Amelia Rosselli. Simic.
Qual è il dono che augureresti a un
poeta, oggi?
La
pazienza e l’attesa. Poiché la poesia non è vanità, ma il suo esatto contrario.
Puoi citare, spiegando perché, un verso
che ti è particolarmente caro?
Il
mare e la sua sponda, è il titolo di
un bellissimo racconto in prosa di Elisabeth Bishop.
Nella relazione continua , che si
instaura tra i due elementi, c’è tutto lo spazio dell’umana esistenza, con
i suoi drammi, i suoi squallori; la
ricerca dell’ umano “agire”, di cui avvertiamo l’urgenza.
Un'intervista serrata sui temi di base della poesia: sua nascita e suo perché, suo percorso, suo dualismo con la vita. Acute e pertinenti le risposte di Lina, che si alza in volo anche quando risponde, perché toccata nel vivo del suo mondo interiore, emotivo ed intuitivo. Lina risponde di getto e con grande naturalezza perché è abitata dalla poesia.
RispondiEliminaGabriella Bianchi