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La parola verso proviene dal verbo latino vertere, cioè «capovolgere», in particolare la terra con un aratro. Il verso è allora un solco, una linea dritta in cui l’uomo col proprio lavoro pone i suoi semi che germoglieranno: nel verso, così, convergono la linearità naturale degli eventi e l’impegno fruttifero del pensiero umano.

lunedì 14 novembre 2011

questionario di poesia (23) Giuseppe Carracchia




Mario Fresa
Questionario di poesia (23)


Giuseppe Carracchia








Qual è il segreto progetto a cui tende la tua scrittura?


“Sto semplicemente sottolineando il paradosso costituito
dal chiedere a un uomo mascherato chi egli sia.” *

Se è segreto …

Comunque … ad esempio mi piace molto la parola kalokagathia.
Convertire/maturare le cose in belle e giuste. Maturare e coltivare (credendo che le cose abbiano “già in sé il proprio meglio”), non mascherare. Tendere all’essere, direbbe Jonas.
Sviscerare la bellezza perché possa rinforzarsi e moltiplicarsi, attualizzandosi. Proteggerla.



Come nasce, in te, una poesia?


“Esistere; ex-sistere:
porsi fuori dalla stasi”
Esistendo.



Il poeta parla di ciò che realmente vive o di ciò che vorrebbe ricevere, e che sempre gli sfugge?


Racconta/sensifica ciò che ha vissuto o vive, tendendo/creando ciò che vorrebbe.



La poesia è salvazione?


È salvazione in potenza. Tanto più la si mantiene pura, quanto più diviene (salvazione).



A quale gioco della tua infanzia vorresti paragonare la tua poesia?


Sartoria.



Che cosa ti ha insegnato la frequentazione della scrittura poetica?


La pazienza e la misura, per vivere e per nominare le cose nel modo adeguato a sentirne e raccontarne la verità. E il coraggio di distruggerle (“le cose”), se necessario.

A “sviscerare la bellezza perché possa rinforzarsi e moltiplicarsi, attualizzandosi. Proteggerla.”        A viverla.


*   Tratto dal film “V per vendetta” dei fratelli Wachowski



Qual è il grado di finzione e di mascheramento di un poeta?


È direttamente proporzionale al suo desiderio di verità, e al suo modo di intenderla.



Vorresti citare un poeta da ricordare e da rivalutare? 


Antonino Uccello (1922- 1979)

Qual è il dono che augureresti a un poeta, oggi?


Non diverso da quello che augurerei a qualsiasi altro uomo: la virtù della bellezza, che in senso antico racchiude tutte le altre. E non meno il privilegio della semplicità.



Puoi citare, spiegando perché, un verso che ti è particolarmente caro?


Non la perla, ma lo schiudersi dell’ostrica
sia ciò che ci conduce.



Tratto dalla poesia Lo splendido grido del gufo, nella raccolta Folla sommersa di Fabio Pusterla (ed. Marcos Y marcos, 2004; e poi in Terre emerse, ed. Einaudi, 2009, pag. 169).




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In alto: La Fortuna di Guido Reni [1575-1642]










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