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La parola verso proviene dal verbo latino vertere, cioè «capovolgere», in particolare la terra con un aratro. Il verso è allora un solco, una linea dritta in cui l’uomo col proprio lavoro pone i suoi semi che germoglieranno: nel verso, così, convergono la linearità naturale degli eventi e l’impegno fruttifero del pensiero umano.

lunedì 14 novembre 2011

 

 

 

Du Fu: Paese in pezzi? I monti e i fiumi reggono

a cura di Alessandro Ramberti, Edizioni L’Arca Felice, Salerno


recensione di Vincenzo D'
Alessio apparsa su Farapoesia




La formazione letteraria del poeta ed editore Alessandro Ramberti di Rimini si è avvalsa della conoscenza dei luoghi e della lingua della Repubblica Popolare Cinese, a quella fonte sono ispirati i suoi primi componimenti poetici e il logo della propria Casa Editrice “Fara”.
A settembre di quest’anno ha visto la luce una splendida plaquette presso l’editore L’Arca Felice di Salerno, diretta dalla dottoressa Ida Borrasi, nella collana Hermes, dal titolo  Paese in pezzi? I monti e i fiumi reggono, ispirato ai versi del poeta cinese DU FU,  vissuto dal 712 al 770 della nostra era cristiana. Il poeta fu amatissimo e riconosciuto ai suoi tempi quale fonte di saggezza e di testimonianza, in una terra che affrontava conflitti interni ed invasioni barbariche.
Ramberti ha curato, del poeta DU FU, la traduzione letteraria e la versione contemporanea in endecasillabi di alcune poesie tratte dalle  diverse raccolte pubblicate, dal poeta, tra le quali il poema Bei Zheng (Viaggio al nord).
Qual è  l’apporto che questi versi, antichi di più di mille anni, adducono al lettore contemporaneo?
In primo luogo la vicinanza ad una Cina che fino ad ora era rimasta, con la sua cultura, privilegio di pochi. Basti pensare che la gran parte dei lettori italiani ha preferito la letteratura europea ed americana a quella asiatica. Che pochi sono  gli antesignani che hanno avvicinato il nostro Paese a quella cultura: a cominciare da Marco Polo nel XIII secolo, a  seguire  i gesuiti tra cui San Francesco Saverio (XVI secolo), Pier Paolo Pasolini (1966) ed Enzo Biagi a metà degli anni novanta del trascorso secolo. Proprio a Biagi si deve la definizione, in uno dei suoi servizi giornalistici in Cina, la frase: “Il nuovo millennio è definito il secolo cinese perché la Cina si è svegliata dal suo isolamento secolare rispetto all’Europa.”
In secondo luogo la Poesia cinese ha molto da trasmettere alla cultura italiana per canoni filosofici e religiosi, mitigando in qualche modo la supremazia di entrambi i pensieri nell’esistenza contemporanea avvizzita dall’uso sfrenato del “fare denaro”.
Per finire la bellezza della poetica dei versi: “La traduzione di una lingua così sintetica e densa come il cinese classico è sempre impegnativa”, così scrive nella nota alla plaquette lo stesso Ramberti.
Il titolo della raccolta riprende il primo verso della poesia Veduta primaverile: e ditemi se non è attinente a tutti i movimenti popolari sorti in questi anni nelle diverse aree del nostro pianeta definiti “primavere”? Infatti l’uomo che scrive, e l’uomo che oggi ascolta, hanno  due occhi e due orecchie per condividere, e  la mano che scriveva, quella di DU FU, è la stessa mano che riporta, oggi, il dolore del genere umano di fronte all’avanzata dei “barbari”, antichi e nuovi, a caccia dell’ unica risorsa terrena: il possesso!
Scriveva il poeta cinese: “Fuochi di guerra duran da tre mesi / lettere da casa valgon più che oro”. Ancora una volta di fronte all’aggressione dovuta all’ignoranza umana, l’unica salvezza restano le Lettere, la Cultura, la comunione della conoscenza, più del prezioso metallo che il genere umano ambisce possedere e che lascia inesorabilmente ai piedi della propria cenere. La Parola: precaria, facilmente distruggibile, difficile da tramandare, scavalca la falce del Tempo, e giunge a distanza di millenni a confortare l’anima, e un poco il corpo, del nuovo lettore.
L’insegnamento che promana da questi lapidari versi del poeta cinese DU FU, ancora oggi, a noi, affaticati continuatori della sete di stabilità del genere umano, è semplice, come tutti gli insegnamenti che questa cultura possiede:
 “Paese in pezzi? I monti e i fiumi reggono.”
 Nazioni nel delirio dell’onnipotenza umana? La Natura, violentata dall’Umanità, regge (ma si ribella!).
 

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