Libri di arte, poesia e filosofia

La parola verso proviene dal verbo latino vertere, cioè «capovolgere», in particolare la terra con un aratro. Il verso è allora un solco, una linea dritta in cui l’uomo col proprio lavoro pone i suoi semi che germoglieranno: nel verso, così, convergono la linearità naturale degli eventi e l’impegno fruttifero del pensiero umano.

martedì 29 maggio 2012

Questionario di poesia (43)





Mario Fresa
Questionario di poesia (43)



Rosa Pierno












Qual è il segreto progetto a cui tende la tua scrittura?

Raggiungere una forma valida. È la forma che reca il contenuto cogente. In questo senso credo che le due fasi: dell’impulso che veicola parole sul foglio e della correzione e valutazione, che dura ben più a lungo del momento aurorale, siano due momenti non disgiungibili dell’atto creativo. E inoltre, vorrei sottolineare il fatto che per me scrivere è fare. E’ creare un oggetto.


Come nasce, in te, una poesia?

Con una sorta di impulso in cui l’esistenza si esprime sotto voce altrui. Si potrebbe precisare che le componenti siano due:  l’angolo d’incidenza dell’individuo di cui parla Celan e l’angolo d’incidenza delle voci presenti nei libri letti. Ciò che mi accade di vivere e ciò che hanno elaborato altri nella loro vita sono, nel testo, conglobati in un nuovo oggetto.


Un poeta parla di ciò che realmente vive o di ciò che vorrebbe ricevere, e che sempre gli sfugge?

Ciò che mi sfugge è tutto quello che hanno prodotto gli uomini. Leggo senza sosta per travasare il mare nel mio secchiello. Parlo sempre di ciò che vivo, ma spesso vivere è leggere. Non vedo soluzione di continuità.


La poesia è salvazione?

È una parola poco risonante per me. Non salva, ma è una risorsa irrinunciabile.


A quale gioco della tua infanzia vorresti paragonare la tua poesia?

Alla roulette, a un tiro di dadi. Il caso non è mai escluso, il poeta non sa quale sarà il risultato nell’atto di scrivere, anche se l’intervallo è prefissato, ma interviene e modifica il prodotto che anche il caso ha contribuito a determinare.


Che cosa ti ha insegnato la frequentazione della scrittura poetica?

Mi ha dato la più grande possibilità della mia vita: condividere le intelligenze, le passioni, le storie, gli errori, gli orrori, le scoperte, le sensazioni, l’immaginazione, l’amore di quelli che mi hanno preceduta. Mi ha fatto partecipare alla staffetta. Adoro raccogliere e passare il testimone.


Qual è il grado di finzione e di mascheramento di un poeta?

È la medesima risposta che ho dato a “come nasce, in te, un poesia?”. Io sono tutti gli altri che hanno scritto, quando scrivo. Mai sopporterei di dare voce a un’espressione relativa solo al mio singolo punto: al mio io. In me qualcosa nasce quando ha inglobato le voci altrui. L’autenticità coinciderebbe proprio con  l’inautentico. Che diviene il vero per tutti, nell’istante della lettura.


Vorresti citare un poeta da ricordare e da rivalutare?

Gabriella Drudi, che considero un talento straordinario.


Qual è il dono che augureresti a un poeta, oggi?

Al poeta si può augurare un maggior ascolto. Una società che utilizzi il suo dono.


Puoi citare un verso che ti è particolarmente caro?

Sarebbe come chiedermi di dire qual è il mio quadro preferito. E’ tutta l’arte, di nulla vorrei fare a meno.













In alto, un dipinto di Bartolomé Esteban Pérez Murillo [1618-1682]













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