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La parola verso proviene dal verbo latino vertere, cioè «capovolgere», in particolare la terra con un aratro. Il verso è allora un solco, una linea dritta in cui l’uomo col proprio lavoro pone i suoi semi che germoglieranno: nel verso, così, convergono la linearità naturale degli eventi e l’impegno fruttifero del pensiero umano.

martedì 6 gennaio 2015

Mauro Macario su Marco Furia




Una bella lettera del poeta Mauro Macario, dedicata a Pentagrammi di Marco Furia (edizioni L'Arca Felice, 2009)



Caro Marco,

sui tuoi Pentagrammi verticali anziché orizzontali, mi sono arrampicato più volte come uno 
scalatore a mani libere, rischiando di cadere nel vuoto magari poco prima di raggiungere l'illusoria vetta ma i forti venti ritmici che battono incessanti quelle pareti mi respingevano in basso e io, ostinatamente, riprendevo la salita. Poi ho capito che la cosa migliore in un'impresa del genere è lasciarsi prendere dalla tormenta onirica, farsi travolgere da quella slavina linguistica, e con essa andare nell'altrove. 
La tua poesia non lascia respiro né tregua, è davvero strana e inusuale, musica senz'altro,
 visioni pirotecniche che non si spengono mai ma si riattivano in continuazione proliferando da una mente inesausta, un film versificatorio da Bunel / Dalì!  E in un certo senso -non so dire fino a che punto- riprendi anche la scrittura automatica dei surrealisti. Mai narratore, mai cronista, mai testimone, maiuomo storico,  ma poeta chimico che esplode con i suoi fuochi, con le sue combinazioni segrete, e soprattutto compositore di una sinfonia che non ha fine perché ha trovato la sua chiave strutturale, la sua chiave d'ingresso, che non è il DO, è il MA.

Mi piacerebbe leggere altre cose tue. 

Grazie, 

 Mauro Macario





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