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La parola verso proviene dal verbo latino vertere, cioè «capovolgere», in particolare la terra con un aratro. Il verso è allora un solco, una linea dritta in cui l’uomo col proprio lavoro pone i suoi semi che germoglieranno: nel verso, così, convergono la linearità naturale degli eventi e l’impegno fruttifero del pensiero umano.

lunedì 4 maggio 2015





Mario Fresa


 Questionario di poesia 

(55)



Marco Corsi









              Qual è il segreto progetto a cui tende la tua scrittura?

Forse l’adesione, la scelta, la vivisezione di tutto ciò che ci riguarda. Se la poesia detiene un primato o un progetto, questo certamente è involontario – consequenziale rispetto al suo nascere. La progettualità non è che l’assestamento consapevole della sua visualità o sforzo capillare. La consistenza del suo pensiero uno stadio ininterrotto di progressi per immagini.


Come nasce, in te, una poesia?

Come un ritmo, come qualcosa di naturale. Ma improvviso. Non conciliabile e dominabile soltanto dopo il primo verso, solitamente calato dall’alto – come voleva Valéry.


Un poeta parla di ciò che realmente vive o di ciò che vorrebbe ricevere, e che sempre gli sfugge?

Credo che da una parte e dall’altra ciascuna delle spinte indichi sempre il desiderio degli opposti. Ma la vita, soprattutto la vita: «poesia/ è il mondo l’umanità/ la propria vita/ fioriti dalla parola/ la limpida meraviglia/ di un delirante fermento». Dove fiorire non è un esercizio, ma una necessità.


A quale gioco della tua infanzia vorresti paragonare la tua poesia?

Vorrei paragonare la poesia a quel sasso che rimbalzava nella torre della campana, disegnata sopra l’asfalto, con i numeri da uno a sei, sempre gli stessi – quasi fossero il vocabolario dei passi contati.


Che cosa ti ha insegnato la frequentazione della scrittura poetica?

Il rigore, credo – o meglio la convinzione che il rigore coincide con la passione; la passione della parola come strumento dei giorni.


Qual è il grado di finzione e di mascheramento di un poeta?

Il poeta potrà sempre nascondere il proprio volto, mai la mano.


Vorresti citare un poeta da ricordare e da rivalutare?

Oggi citerei lo Scialoja dei Violini del diluvio. Perché mi è cara la definizione di una sincronia immediata e tangibile fra composizione artistica e verbale.


Qual è il dono che augureresti a un poeta, oggi?

L’onestà, sua e altrui.


Puoi citare un verso che ti è particolarmente caro?

freddati nel nome che non è
la cosa ma la imita soltanto

(nelle intenzioni della sintassi un solo unico verso, di Vittorio Sereni).

                                                                                              
                                                                            

       
                                                                                              
                                                                                   



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