Giuseppe Vetromile su "Transiti Poetici" dedica un'attenta analisi critica al libro Incipio di Rosemily Paticchio
http://transitipoetici.blogspot.it/2013/02/rosemily-paticchio-e-il-suo-incipio.html
Rosemily Paticchio e il suo "Incipio"
E' un amore primordiale quello che sembra muovere la penna
ispirata di Rosemily Paticchio, una vera rivelazione poetica, a mio parere, di
questi anni; ed è un ingresso prorompente e meritato, perché nella poesia di
Rosemily si nota subito quella forza, quella determinazione e quell'afflato che
alimenta di continuo il verso, in un susseguirsi cadenzato di dichiarazioni, di
immagini, di emozioni. E' una poesia da "principio", dove la nostra
poetessa vuole collocare il punto essenziale del mondo, scaturigine di tutte le
cose: "Prima di tutto era la gioia di neve, l'improvviso stupore del
ghiaccio...". Una genesi quasi biblica, che vede però perdersi l'umanità
quando sarà il momento di separare il "Sogno" dalla cruda realtà
fisica di un mondo in perenne evoluzione.
Proponiamo qui di seguito alcuni brani della silloge,
intitolata appunto "Incipio", pubblicata da L'Arca Felice Edizioni;
gli amici lettori che ci seguono potranno, come sempre, lasciare un loro
gradito commento.
La foto di copertina è di Rossella Venezia.
***
Prima di tutto era la gioia di neve
l’improvviso stupore del ghiaccio
nel contatto gelido
era la corolla a invocare il bocciolo
il nettare a contemplare la sostanza.
Prima di tutto era l’assenza straripante di colori
era l’insieme riassuntivo dei teoremi
la grazia nascente di un batterio
nel primitivo pulsare di elementi.
Prima di tutto era un nome
senza nome
l’impronunciabile antimateria
che declinò in polvere
autografata da uno zero.
Prima di tutto era la fiamma
che bruciava lenta senza sapere
la matrice che coniò il primo stampo
Era la gestazione di un seme
un agguato teso alle sorgenti del sole
un sogno dentro al sogno
una lotta sovrumana contro il tempo.
***
Poi venne... la Separazione dal Sogno
Qui vi è il margine di separazione
dal Sogno
che
il silenzio oltrepassa sulle punte
e
un librarsi d’ali spinge nel vento
come
tempio sospeso tra nubi
con
l’arcata che pende dal cielo
e
arcobaleni finemente illustrati
quali
nicchie di un abside esterno
che
l’andar via sottile dei corpi
lo
svestirsi degli abiti
in
un soffio di voliera azzurra
rende
la gabbia possibilmente semichiusa
sulla
zona d’ombra di un micro-universo
e
gli uccelli in suoni convulsi
eseguono
melodie incendiate
a
ritmo crescente.
Potremmo
salpare qui dove le sponde
di
muschio bianco videro le gondole
migrarsi
oltre l’Oceano della Scienza
perduto
sulle scie d’incenso!
***
Incipio
Io
non partecipo all’incipiere del
giorno
non
odo i trilli delle albe pungenti
ma
dimoro soltanto
nei
posti estesi prescelti dalla mente
tengo
la rotta scura del crescersi diverso
ho
bocche da sfamare
come
lupe d’inverno
espressioni
aperte a colonizzare
le
visioni di un insieme
orifizi
tesi a cogliere il soliloquio
di
un dialogo imperfetto
Imperfette
Desinenze.
Nessun
posto abitai per intero
ma
gravitante fui tra i boschi
rigogliosi
di un tempo
dove
poggia il morbido piede
dorme
il mio ventre allegro
sulle Tracce
dell’ombelico
profondo
le
andature distorco sul sentiero.
E
se così pervenni alla nascita
a
non sbavare i contorni
ciò
che tremo in fondo è l’orlo
non le cime
più alte.
***
Eco di Fantasia
In
questo vago dolce nutrimento
s’aggira
inquieta una flotta di segni
d’incerti
voleri dissolti
al
brillare di sguardi lucenti
ogni
presenza in barca ciondola
tenendo
stretto tra denti di piombo
il
suo sogno integerrimo.
L’acqua
che proviene sublima
la
superficie del vetro
sui
ciottoli fragranti di passi.
Che
sia un’eco di
Fantasia
o il frantume di schegge taglienti
di
per
sé vuotoflesse
se sostare soffoca il fiato
se la salvezza di
un
lume è esigere
l’Enigma esistente
sulla carrucola di sogni e desideri
Andiamo pure!
Un
grande atrio spalanca l’emisfero
ricevendo
il rosone dei viventi
il
cui esercizio dei poteri è immenso
nel
contrappasso che genera l’ascesa
lo
scioglimento del rosario ai vespri
50
grani fluorescenti al tocco intenso
di
membrane e particelle
che
in congiunzione cercano gli anelli.
Ma in fondo è debole la mensa
e si resta in preghiera
nei nostri umili panni lisi.
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