PERCEZIONI
DELL’INVISIBILE
a cura di
Giuseppe
Vetromile
impreziosito con fotografie
di
Gabriella
Maleti
con una litografia fuori testo
Testi poetici di
Lucianna Argentino, Pasquale Balestriere,
Floriana Coppola, Giovanna Iorio,
Ketti
Martino, Cinzia Marulli Ramadori,
Marco
Righetti
Edizioni L’Arca Felice
Il
tema caro ai simbolisti francesi del XIX Secolo, in particolare a Baudelaire,
in base al quale la poesia non deve basarsi sulla realtà, e quindi deve prescindere
dalle problematiche storiche e sociali, occupandosi invece dell'interpretazione
dei segni della natura, delle emozioni, delle “in definizioni”, torna per una
breve considerazione, anche se con qualche opportuna differenza o
interpretazione, in questa Antologia dal titolo così sfumato, vago, e nello
stesso tempo così accattivante e addirittura intrigante. L’invisibile è sempre
stato un mondo relegato negli anfratti irrazionali della nostra quotidianità, a
volte sinonimo di paura - perché l’ignoto, il non visibile e il non tangibile è
automaticamente non misurabile e quindi non gestibile dal nostro raziocinio - a
volte sinonimo di sogno, di evasione, di desiderio d’altro. Si tratta in quest’ultimo
caso di proiettare le nostre aspettative esistenziali verso un orizzonte che
sta sempre oltre il nostro occhio corporale e razionale, un orizzonte
asintotico perché mai effettivamente raggiungibile, ed è proprio l’abbrivio, il
moto verso, la nostra propulsione, la nostra spinta, più importante
dello stesso eventuale raggiungimento finale: perché raggiungere la meta significherebbe
fermarsi, non cercare più, stabilizzarsi. L’arte e in genere tutta l’attività
creativa dell'uomo è invece sempre una progressione, tesa ad un cammino
inarrestabile e mai regredibile, verso l’irrag-giungibile: è la ricerca che
conta, molto più del “ritrovamento”. Diversamente dalla scienza, che nella sua
progressione trova le spiegazioni ai fenomeni naturali, accatastandoli poi via
via come obiettivi raggiunti e consolidati, l’arte e la poesia trovano in se
stesse, lungo il loro cammino, la loro “ragion d’essere”, senza pretendere di
essere giunte ad un punto fermo, ad una meta accertata e “incasellata”. Direi
che la poesia accompagna e accompagnerà per sempre (per fortuna!) l’uomo in
cammino verso la propria evoluzione – progressione -realizzazione.
E
non può essere diversamente, giacché è proprio grazie alla poesia che l’uomo
può scrutare l’imperscrutabile, mi si perdoni il bisticcio di parole. Mi piace
a questo proposito citare un pensiero del Novalis, il quale affermava che la
poesia ha molto in comune con il misticismo, in quanto rappresenta
l’irrappresentabile, vede l’invisibile, sente il non sensibile. Insomma, la
poesia va certamente oltre la sfera dei cinque sensi, travalica la materialità,
la corporeità e la quotidianità, per andare a scandagliare i subbugli ed i rovelli
dell’anima, nel tentativo che di per sé è già felice e realizzante!, di trovare
le classiche risposte ai fatidici interrogativi che l’uomo, fin dall’inizio
della sua storia, si è sempre posto, circa il senso da dare alla sua esistenza.
Naturalmente parliamo qui di una sostanziosa fetta dell’attività poetica,
quella che si ispira alle problematiche filosofiche ed esistenziali: la poesia
riflessiva e meditativa, la poesia del leopardiano “pastore errante”, tanto per
intenderci, mentre sappiamo che esistono indubbiamente altri filoni, come
quello sociale, o della memoria, o del sentimento, che impegnano tuttora
tantissimi poeti. Ma non vogliamo qui fare dei distinguo, giacché ritengo che
l’arte poetica, pur nelle sue differenziazioni di stili e contenuti, debba
essere considerata nella sua unicità propositiva, un atto creativo a tutto
tondo, prezioso e significativo già di per sé.
Detto
questo, veniamo al tema trattato, che pure interessa, ha interessato e credo
interesserà ancora numerosi “addetti ai lavori”, poeti che vanno indagando gli
aspetti profondi della vita, dell’uomo e dell’esistenza, dell’intera natura
anche, portando alla luce, con il loro bagaglio di esperienze poetiche, ciò che
la quotidianità e la razionalità della vita limitano o adombrano con un sottile
velo di indifferenza se non addirittura di voluta ignoranza. E non parliamo
dello spirituale, che pur influenzando la penna di tanti poeti rimane comunque
un argomento, un tema abbastanza “rientrante” nella sfera della quotidiana esistenza;
parliamo invece di quel qualcosa di più profondo, di più vasto, di più
intrigante e misterioso, che è poi alla base del nostro senso dell’esistenza, o
perlomeno di quello che noi intendiamo come verità ultima e normalmente,
usualmente imperscrutabile, appunto, se non con gli adatti strumenti della
filosofia, e poi dell’arte e della poesia!
Ad
esporre i loro progetti poetici su questa tematica dell’imper-scrutabile, dell’invisibile,
o almeno a tentare nello spazio di un numero alquanto limitato di versi per
ovvii motivi tipografici, sono chiamati sette Poeti che con la poesia hanno una
frequentazione assidua e molto impegnata. I poeti qui proposti hanno stili e
approcci diversi l’uno dall’altro, ma sono certamente, ciascuno per conto suo,
rappresentativi dello stato attuale della “ricerca” in poesia. E forse non è un
caso che, su sette, ben cinque siano donne, le quali, al di là di meri
formalismi o riferimenti a “quote rosa” o a quant’altro voglia operare delle
suddivisioni a tutti i costi e in tutti i campi pur di recuperare a favore del
sesso debole quei diritti di rappresentanza e di compartecipazione che
dovrebbero essere comunque riconosciuti a tutti indistintamente, hanno indubbiamente
e naturalmente una “marcia in più” quando si parla di intuizione, di
percezione, di scandaglio dell’invisibile e di “sesto senso”. Non me ne abbiano
a male Pasquale Balestriere e Marco Righetti, poeti di prim’ordine e di comprovata
esperienza nella produzione di ottimi lavori poetici, ma la poesia italiana ha
nomi illustri anche e soprattutto tra le donne, e molte di loro, come quelle
presenti in questa interessante antologia, si distaccano certamente dalla
generale, anche se a volte apprezzabile, vena poetica prevalentemente
sentimentale e sdolcinata, inneggiante alla natura, all’amore, al partner. Qui
le voci sono serie, acute, intelligenti, e scavano in profondità nel tessuto
dell’“invisibile”, attente a raccogliere anche i più segreti sussurri, le più
celate ispirazioni suscitate dal mondo interiore che non sempre è manifesto e
manifestabile, o vogliamo dire “comunicabile”, con i normali superficiali e
immediati mezzi a nostra disposizione, ma perfettamente raffigurabile ed esprimibile
con la Poesia!
E
sono voci naturalmente diverse tra di loro, come dicevo, ognuna dotata di un
proprio “Dna” poetico ben preciso, originale e unico, ma tutte tese a
ricostruire, almeno in parte, come in un grande mosaico, i brani del profondo e
invisibile mondo che sta sotto la nostra quotidiana superficie materiale e
temporale, non soggetta quindi a nessun degrado ma che si lascia ben percepire
dai sensi affinati dei poeti esperti, come i sette qui proposti in questa
raccolta e che andremo singolarmente a presentare.
Giuseppe Vetromile
**********************
Lucianna Argentino è nata a Roma nel 1962. Sue poesie sono presenti in diverse importanti
antologie. È coautrice con Vincenzo Morra del libro Alessio Niceforo, il poeta della bontà (Viemme, 1990). Ha pubblicato
i seguenti libri di poesia: Gli argini
del tempo (ed. Totem, 1991); Biografia
a margine (Fermenti Editrice, 1994) con la prefazione di Dario Bellezza e
disegni di Francesco Paolo Delle Noci; Mutamento
(Fermenti Editrice, 1999) con la prefazione di Mariella Bettarini; Verso Penuel (Edizioni dell’Oleandro,
2003), con la prefazione di Dante Maffia; Diario
inverso (Manni editori, 2006), con la prefazione di Marco Guzzi. Nel 2009
ha pubblicato la plaquette Favola
(LietoColle), con acquerelli di Marco Sebastiani. Ha realizzato due e-book, uno
nel 2008 con Pagina - Zero tratto dalla raccolta inedita Le stanze inquiete e nel 2011 Nomi
con il blog Le vie poetiche. Il suo
lavoro La vita in dissolvenza
(quattro poemetti - monologhi) è stato musicato dal chitarrista Stefano Oliva
e, dal marzo 2011, presentato in vari teatri e associazioni culturali.
Gli occhi del padre s’erano fatti più
grandi e più piccolo il cuore di lei quando lui le chiedeva «dammi da bere» o «aiutami
a voltarmi» - accidente cerebrovascolare quello che s’era portato via la parte
sinistra del suo corpo. E lei «aiutami a cercarmi che nel tuo dolore si ossida
la mia vita». Ma non lo diceva. Annuiva senza pensare, semplice il sangue al
consenso verso ciò che dentro era mormorio continuo e montava in lei la rabbia
dei mammiferi.
(Adesso la sua morte è un sottofondo lungo
tutto il sistema nervoso e linfatico, lungo la planimetria aerobica dell’anima.
Ora che ancora sussulta per la strada quando le sembra di vederlo, lui là in
piedi com’era prima, ma è solo uno che da lontano gli somiglia. Ora che non
riesce, di notte più spesso, a scacciarlo il pensiero di lui là sotto, nell’impen-sabile
solitudine di ammoniaca e vorrebbe trarlo dal buio, dal freddo, da quella
lontananza che il ricordo non basta... È la sua assenza che dentro decompone –
la postura innaturale delle cose).
********************
Pasquale Balestriere (Barano d’Ischia, 1945) è docente in pensione.
Studioso di dialetto, usi e costumi della sua isola, scrittore e poeta. Oltre a
numerosi articoli e saggi di argomento letterario pubblicati su giornali e
riviste, ha scritto racconti e ha dato alle stampe varie raccolte di liriche: E il dolore con noi (Avellino, 1979); Effemeridi pitecusane (Ischia, 1994); Prove
d’amore e di poesia (Roma, 2007); Del
padre, del vino (Pisa, 2009); Quando
passaggi di comete (Torino, 2010); Il
sogno della luce (Castel di Judica, CT, 2011).
Si
sono interessati della sua poesia: Marica Razza, Luigi Pumpo, Guido Massarelli,
Claudia Turrà-Rizzuto, Alberto Mario Moriconi, Walter Ciapetti, Giorgio Bárberi
Squarotti, Raffaele Urraro, Nazario Pardini, Luigi Maino, Paolo Ruffilli,
Pasquale Matrone, Umberto Vicaretti, Giuseppe Vetromile, Carla Baroni, Gian
Paolo Marchi, Elio Andriuoli, Lorenza Rocco, Antonio V. Nazzaro, Luciano Nanni.
Ha ottenuto il primo premio in numerosi
concorsi di poesia. Partecipa ad attività culturali in forme e modi diversi (conferenze,
dibattiti, recensioni, prefazioni, partecipazione a commissioni giudicatrici in
premi letterari, collaborazioni di vario tipo con giornali e riviste, blog
ecc.).
Alba
Àlbica, il giorno
pecora s’avvita
appena nato al
primo
clacson di bus, a
gorgogli di suoni,
a fiati di caffè,
a soffi di fonemi.
Incarnazioni
umane del tempo,
cifre cangianti
e caduche,
s’affrottano, diffusa
plebe fortuita, al
rombo di corriere,
alla viltà
dell’ovvio caldo e certo.
Ma l’infula dei
monti
verderobusta a noi
dispiega sogni,
ci guida
all’attentato d’ogni iperbole
fanatica, di volgari
consumi,
c’invita al lauto
pranzo d’erba, ai vivi
affetti, al dolce
canto, all’avventura.
Così tra segni
d’ignavia vivremo
e impeti di cuore
ove s’addensa
questo mesto
lucore.
(Anche il sole
canuto ci riporta
Elena diademata,
madre di battaglie,
a danno di Troia.)
*********************
Floriana
Coppola vive a Napoli, dove insegna materie letterarie negli istituti
statali superiori. Scrittrice, poeta e
collagista, specializzata in Analisi Transazionale, perfezionata in Didattica e
Cultura di genere e in Scrittura autobiografica, socia dell’Associazione Etica
Pubblica e della Società Italiana delle Letterate, ha scritto racconti, romanzi
e sillogi poetiche incentrate soprattutto sull’emersione dei problemi e dei
linguaggi femminili. Nel 2004 ha pubblicato il romanzo Donna Creola e gli angeli del
cortile ( Guida Lettere Italiane)
e nel 2005 la silloge
poetica Il trono dei mirti (Melagrana
onlus editore). Le è stato conferito nel 2009 il premio giornalistico e
letterario “Marzani” organizzato dall’Associazione Campania Europa
Mediterraneo. Nel 2010 ha pubblicato la silloge Sono nata donna (Boopen
Led). Nel 2011 ha curato i due
quaderni antologici di poesia Alchimie e linguaggi di donne (Boopen
Led/Photocity), nati all’interno del Festival di Letteratura Filosofia e Poesia
di Narni organizzato da Ester Basile e
l’antologia poetica con Ketti Martino La poesia è una città (Boopen
Led/Pho-tocity). Nel 2012 ha pubblicato il romanzo Vico Ultimo della Sorgente (Homo Scrivens). La sua ultima
silloge poetica è uscita a settembre: Mancina
nello sguardo (edizioni La Vita Felice). I suoi
testi poetici e i suoi collages di poesia verbovisiva sono in molte antologie
letterarie e in cataloghi artistici.
Tracce
Non sono tracce visibili
ma rimangono
sì, rimangono
fisse nella notte inaugurale
della giovinezza che passa
sorridi
sono caduta tra le tue braccia
memorabili sedici anni
bruciati via come
sedicimila ettari di ginepri
in un furore di vento
sono muri di pietra
queste rughe che solcano il viso
la tua scrittura su di me
tempo, mi erodi ma non diventerò sabbia
dove adagiarsi e dormire
ma cenere liquida e linfa
sule stoppie del tuo giardino
il mirto fiorirà intatto
pochi conosceranno intera la disfatta della carne
della mia carne
il tuo silenzio è rumore
senza stordimento umano
vivo palpitante, incerto
indietro rimane l’adolescenza dolente
con il suo luccichio di squame
pensavo di afferrarla
eppure è sfuggita tra le dita
e l’ho persa
*******************************************
Giovanna Iorio
vive e lavora a Roma. Ha tradotto dall’inglese diversi testi di poesia e di
narrativa. Per le edizioni Via del Vento ha curato e tradotto i volumetti: Eavan
Boland, Falene; Medbh McGuckian, Scene da un bordello. Per Trauben
Edizioni Testo di Seta, poesie di
Eilean Ni Chuilleanain (Torino, 2004). Nel
2012 come autrice ha pubblicato i seguenti racconti: 100 storie prima che
sia troppo tardi (AA.VV. Feltrinelli); Roma per Roma (Edizioni
Progetto Cultura); Rosso da camera (AA.VV. Perrone Editore, 2012); La
mamma è la mamma (Mondadori, 2012). I suoi libri di poesia sono: La
memoria dell’acqua (Ghaleb Editore); Mare Nostrum (Retrobottega 2, a
cura di Gianmario Lucini, 2012); Il libro degli oggetti smarriti nell’antologia
La forza delle parole (Fara editore). È in uscita a cura di Delta 3
Edizioni la raccolta In-chiostro (primo premio Concorso “L’Inedito” 2012).
Come autrice di narrativa breve per Storiebrevi.it, il sito della
Feltrinelli che pubblica racconti da leggere sullo smartphone, ha appena
pubblicato i racconti L’avambraccio e Carlo il Calvo.
Ha un blog
dedicato al piacere della lettura: amicidiletture.blogspot.com
L’altalena
del satiro
Continua
a dondolare
sul
soffitto
niente
vento
niente
bambino
niente
mano
niente
bocca
che
ride e ride e ride e dice
più
forte...
al
mio verso non chiedo altro
continua
a dondolare
sul
prato
come
l’altalena del satiro.
****************************
Ketti Martino,
nata a Napoli, laureata in filosofia, ha insegnato nella scuola pubblica e si è
occupata di promozione teatrale e musicale.
È
presente con testi poetici in diverse e importanti antologie. Nel 2010 ha pubblicato
la silloge poetica I poeti hanno unghie
luride (Boopen Led edizioni). Ha curato, assieme alla poetessa Floriana
Coppola, l’antologia poetica La poesia è
una città (Boopen Led edizioni, 2011). Per la narrativa è presente ne Le parole del mistero. Il perturbante nel
quotidiano (a cura di Gloria Gaetano, Neverland edizioni). È fra i
compilatori dell’Enciclopedia degli
scrittori inesistenti, a cura di Giancarlo Marino e Aldo Putignano (Boopen
Led edizione, 2009, e edizione 2012 edita presso Homoscrivens). Molti suoi
racconti sono in rete su siti letterari, su quotidiani e antologie a tema.
Ha
preso parte a numerosi reading ed eventi letterari.
III
cornice
Vivranno
parole, o echi di voci sussurrate,
anche
quando credi che la domenica sia passo indenne
e
il ronzio delle giunture smarrisca la memoria.
Ombra
pallida, impalpabile distanza che fa luce
di
notte sopra ai libri e ogni cosa, cuci gli angoli
e
i miei spigoli malconci. Spargi acqua e neve
dov’è
amarezza; avvicina le distanze nostre.
un
cerchio in cui agitarsi brancolando nella
vertigine.
Nutrirsi
delle onde può bastare,
ché
non ti perdo se ti ascolto attenta
e,
in dissolvenza, come pagina che fluttua
senza
corpo, scrivo.
*************************
Cinzia Marulli
nasce a Roma nel 1965, dove vive e lavora. Ha sempre coltivato la passione per
la poesia e la letteratura, ampliandone la ricerca anche attraverso forme di
sperimentazione che l’hanno portata a creare connubi con altre arti come la
musica, la pittura e la video-arte. Ha collaborato con alcune case editrici, e,
per le Edizioni Progetto Cultura cura la collezione di quaderni di poesia «Le
gemme». È redattrice nella rivista letteraria «Polimnia», per la quale cura la
rubrica «Opere prime». Organizza
incontri tra poeti allo scopo di diffondere e divulgare la poesia. Nel 2011 ha
pubblicato la sua prima raccolta poetica, Agave
(LietoColle), con l’introduzione di Maria Grazia Calandrone e una nota critica
di Plinio Perilli.
Monologo di un poeta
Ditemi,
ombre
dove
posso trovare una zappa
per
dissodare il mio terreno?
Non
voglio che le zolle diventino aride.
Indicatemi
la sorgente dell’acqua
dove
immergere le mie radici.
Berrò
a sazietà, berrò con ingordigia
succhierò
dalle profondità l’umido
come
un cactus in un deserto desolato.
Ditemi,
ombre
a
che ora fa giorno?
quando
potrò dischiudere i miei petali
alla
luce e respirare nella clorofilla della follia?
Lasciatemi
ora, lasciatemi riposare
in
un sonno rigenerante di vigore e di quiete:
all’alba
sorgerò per dissodare il mio terreno.
**********************
Ex
avvocato penalista, iscritto a Lettere – Italianistica, Marco Righetti ha
vinto numerosi premi letterari per poesia e narrativa (da ultimo è segnalato
all’edizione 2012 del premio Montano con un racconto inedito). Ha pubblicato la
raccolta poetica Dirette (LietoColle), “Premio opera prima” all’Astrolabio
2007. Nel novembre 2010 è uscito il secondo libro di poesia, Il seguito mancante (Puntoacapo
edizioni). Esce a settembre prossimo, per i tipi di Leone editore, il romanzo SOLE NERO.
Con
testi e recensioni collabora a «ClanDestino» e, on-line, a «Senecio» (di E. Piccolo e L. Lanza) dove è apparso, in
particolare, il poemetto Riscritture.
È collaboratore del bimestrale di scambio culturale Italia - Kazakhstan «Aksainews».
È presente in vari blog letterari. Suoi inediti sono stati pubblicati sui
numeri 34, 39 e 40 di «Gradiva», e sul n. 25 di «La Mosca di Milano».
Nel
2009 è finalista al premio Nicola Martucci nella sezione Attore, per la quale
interpreta il monologo centrale di Edipo da La
serata a Colono di E. Morante. Ha pubblicato l’atto unico Il posto sul numero 10/2011 di «Teatro
contemporaneo e cinema».
Come
una Madre
(a margine dell’attentato alla
scuola di Brindisi, il 19 maggio 2012, e alla morte di Melissa Bassi)
Ma
ora con un tratto di penna ho tolto la distanza
l’affetto
Madre non è mai figlio di un dio minore
ho
terminato il mio faccia a faccia
con
giorni che fuggono muoiono
la
mia assenza attacca la tua pelle
siamo
intime e lontanissime
come
se ora una di noi fosse inventata
e
solo l’altra vera
mi
è stata accordata questa pagina
metto
alcuni pensieri nei tuoi occhi
perché
anche tu possa frantumare
il
marmo dello spavento
ti
scrivo da una ferita che non ha più sangue
ferma
nel secondo che l’ha aperta
a
un passo dai banchi di scuola
gli
sms ad Andrea i baci rubati
anni
avari di certezze
ho
regalato la mia giovinezza a una ragazza sconosciuta
sperando
che la viva con maggior fortuna
ma
anche lei dovrà accettare gli imbuti di silenzio
quando
tutto sembra precipitare
e
gli occhi hanno già il pianto del mondo
ho
regalato i miei desideri più vasti del Tavoliere
più
discreti di un velo di rugiada
la
rugiada mi copre il viso
sorge
il sole tu mi togli il velo
e
chiami, Melissa!
e
mi scopri deturpata
la
rugiada si scioglie
e
porta via la certezza del mio corpo
dov’è
Melissa?
È
un rimbombo che gioca a moltiplicarsi
una
porta verso l’Altro
un
fremere di oceani
tolgo
sabbia e terraferma io sono il mare
si
fa d’acqua ogni sole passato
si
è sciolto nel suo silenzio
dal
mare emergono le mie cose
accanto
a te la mia borsetta imitava
il
verso degli adulti
l’occorrente
per un ballo di eleganza
sfogliavo
riviste cercavo un matrimonio al volo
fra
me e una felicità sperata
quel
tuffo di un colore vivo
l’entrarmi
di un piccolo infinito
un
filo di perle una calza di seta
e
il balbettio di una serata diversa
io
per un attimo all’altezza dell’immagine amata
ragazza
fuori dal cielo di una città stretta
non
sapevo nulla del buio
nulla
di questa luce sfolgorante
da
principio d’infanzia
da
cantilena di eterni
da
concerto di albe conficcate in un cristallo
l’inizio
di una rincorsa verso Dio
l’esplosione
mi ha dispersa
bruciando
ben oltre le labbra degli occhi
ho
raggiunto l’orifizio da cui uscii
riavvolgendomi
indietro
sono
risalita alla fiera di germi e cellule
tue
microperiferie che si addensarono a formarmi
lo
strappo ha scremato le aurore
ma
così mi ha spalancato il cuore
lo
ha appeso all’azzurro come lampada infuocata
adesso
nulla più mi sfugge
sono
il tuo foglio scrivi qualunque cosa
e
la ricorderò fino alla consunzione
del
tuo tempo di carne
ma
prima ti chiedo di non maledire più l’orrore
a
combatterlo ci penserà la giustizia
e
l’opera della coscienza
non
voglio più catini di lacrime
absidi
di compiete e guance dilavate
trasformata
in ricordo
ho
temuto che andasse tutto perso
gli
anni che avevo impiegato a raggiungermi
ma
nell’affanno del dopo ho trovato
anche
quello che non avevo mai cercato
Madre
prendi tu la Melissa che si celava
nel
suo guscio di timidezza
vi
leggerai parole di apertura a tutti
e
l’immagine dell’assassino
un
puntino nero fumigante desolazione
è
qui che ti chiedo attenzione
è
troppo facile per te incidere
rabbia
e angoscia non voglio
che
lui continui a generare sofferenza
condannalo
invece a cercare luce
c’è
un microfono di stagioni
pronto
a essere sollevato
come
la cornetta del telefono
gli
parleranno
mi
ha sottratto a voi al sorriso del mondo
al
dono che ero a me stessa
ma
la sua vita vale più del male che ha fatto
mi
sento così libera
guardo
me stessa e ritrovo te
metto
le mani nel tuo cuore
scelgo
cosa deve restare e cosa va tolto
non
ho più limiti all’amore
mi
dilata un assoluto
mentre
tu mi ricordi come un giro
finito
troppo presto
il
profumo di una gioia che pure è stata vostra
fino
allo smarrimento dei contatti
alla
sospensione da tutto
quando
sono stata per un attimo carne di pietra
la
mia morte è la fine di una consuetudine
durata
sedici anni sedici giri di sole
intorno
ai volti che mi hanno preceduto nell’amore
avevamo
l’alfabeto per usare la stessa faccia
e
scambiarci il felice peccato di essere
parole
piane da portare come un natale in pancia
ce
le dicevamo senza parlare
dopo
quel baratro il volo è ripreso
anche
se tu Madre non riesci a percepirlo
il
mio grembo feconda da qui agli ultimi fasci di stelle
ho
ali di misericordia e brezze di pace
la
memoria ha guanti perfetti
è
neve e pupilla lusso e sipario
da
oggi sono il calice che racchiude il tuo fiore
le
mani giunte che ti tengono
come
un’impennata di dolcezza
la
mia è stata una breve parabola
reggila
oltre i cancelli della nostra vicenda
ti
è entrato l’uragano nell’iride
ora
la tua terra è in cerca d’adozione
sarò
nel tuo futuro
dolore
e speranza non hanno un passato
non
ho mai amato tanto la vita come adesso
intendo
la tua
ogni
grano di impegno
che
pianterai nel tuo campo
fino
a farlo biondeggiare nel vento
dove
anch’io mi nascondo quando
abbandono
il mio nome e sogno
da
oggi vivo in te come arco naturale
folla
in attesa
pioggia
che non cade più
viaggio
d’indizi
non
sciupare nessuna immagine
che
risale dal pozzo del ventre
conterò
anche i tuoi respiri:
come
una Madre.
Ringrazio i miei carissimi Autori, Mario Fresa, l'Arca Felice e Gabriella Maleti, per avermi dato la possibilità di "creare" questa bella e riuscitissima antologia, che sicuramente avrà successo. Ci siamo trovati tutti al momento giusto, come si dice, per realizzare, a mio modesto avviso, una piccola opera d'arte che, spero, sarà di riferimento nell'attuale panorama della poesia italiana, grazie anche alla indiscutibile qualità e tono dei testi antologizzati.
RispondiEliminaAppuntamento alla prima presentazione, dunque!
Ancora grazie e un abbraccio generale,
Giuseppe Vetromile