CRISTINA ANNINO
Poco prima di notte
Già al primo approccio, queste nuove poesie di Cristina Annino sorprendono e
coinvolgono per la loro viva concretezza, per la fisicità umorale che le
attraversa dando loro un’energia davvero insolita. È davvero difficile, nel
panorama attuale della nostra poesia, trovare esiti testuali di questa
felicemente ruvida originalità: un’originalità, tra l'altro, del tutto priva di
ricercatezze o di astuzie letterarie, che emerge con naturalezza perché frutto
di un modo alquanto singolare di leggere il reale, di porsi in utile attrito
con le cose.
Cristina Annino, in
un certo senso, compone poesie che appaiono come particolari eventi, testi che
si offrono al lettore come vicende aperte e chiuse, come episodi autonomi nei
quali soffermarsi e muoversi in perlustrazione attiva nel dettaglio, non tanto
in cerca di una ricostruzione logica e lineare dei dati referenziali,
naturalmente, quanto per abitarli godendo della loro consistenza pressoché oggettuale,
dell'incisività anche aggressiva della parola.
Esseri umani e
animali popolano questi versi con uguale diritto; si agitano, in sofferenza o
gioia, in paesaggi vari; balbettano maldestri la loro vita e la loro
condizione; sono personaggi mossi dal poeta che non si manifesta. E infatti,
tra i requisiti tipici della poesia di Annino, fin dal suo primo apparire, è
proprio la presenza nascosta dell’io, la sua discrezione, la sua capacità di
celarsi, di mettersi in disparte o camuffarsi per lasciare più libertà ai
personaggi stessi sulla scena. La scena, appunto. Dove la poesia diviene uno spazio
come teatrale in cui il poeta allestisce la complessa dinamica dei suoi
episodi.
Non voglio
dilungarmi oltre, proprio perché i testi di Annino possiedono un corpo vivo, il
quale, più che descritto o commentato, esige di essere conosciuto in presa
diretta, creando con l’interlocutore un rapporto personale ogni volta irripetibile.
Una sola cosa
voglio aggiungere, necessaria: Cristina Annino è una voce rilevante della
nostra poesia, e dunque ricominciamo a leggerla con interesse e ne saremo
sicuramente ripagati.
Cristina
Annino, nata ad Arezzo, vive e lavora a Roma. La sua prima raccolta poetica, uscita
con il nome Fratini, è Non me lo dire, non posso crederci (Tèchne,
Firenze, 1969). Tra i suoi libri: Ritratto di un amico paziente (Gabrieli,
Roma, 1977), il romanzo Boiter (Forum, Forlì, 1979), Il cane dei
miracoli (Bastoni, Foggia, 1980), la prima edizione di Madrid (Corpo
10, Milano, 1987), Gemello carnivoro (Faenza, 2001), Casa d’Aquila (Levante
ed., Bari, 2008), Magnificat (Puntoacapo, 2009), Chanson turca
(LietoColle, 2012), Madrid (seconda
edizione, Stampa2009, Azzate, Varese, 2013). È presente nell’antologia Nuovi poeti italiani n. 3 (Einaudi,
1984) a cura di Walter Siti. Da qualche anno si dedica anche alla pittura con
apprezzamenti notevoli e personali in Italia e all’estero.
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