Mario Fresa
Questionario di poesia (49)
Massimo Dagnino
Questionario di poesia (49)
Massimo Dagnino
Disegno di Massimo Dagnino: Anatomopaesaggio (Galleria Chiesino), matita su carta, 2011 |
Qual è il segreto progetto a cui tende
la tua scrittura?
Il “progetto” (parola che non amo molto, penso al titolo del mio primo libro “Verso
l’annichilirsi del disegno…” in cui disegno e progetto potrebbero coincidere e
già il titolo è una dissolvenza) neanche troppo “segreto” è la cinematizzazione
del linguaggio e una continua riflessione; nel primo libro è evidentissimo: tutto accade
via web-cam.
Come nasce,
in te, una poesia?
Nel momento in cui c’è
una accensione lirica nella prosaicità della vita giornaliera, scatta nel
vedere un determinato paesaggio (per esempio una galleria ferroviaria che
diventa by-pass) mescolato a una vicenda emotiva che mi riguarda come no. Mi
piace molto precipitare nel magma della folla e molte poesie le ho pensate
guidando.
Un poeta
parla di ciò che realmente vive o di ciò che vorrebbe ricevere, e che sempre
gli sfugge?
Una strana mescolanza
di cui sopra.
La poesia è salvazione?
Non credo proprio.
A quale gioco della tua infanzia
vorresti paragonare la tua poesia?
Giocavo
a fare ricerche sul sughero, il tabacco, le grotte ecc…perché mi piacevano
moltissimo le illustrazioni delle vecchie enciclopedie (tipo “Vita
meravigliosa”).
Che cosa ti ha insegnato la
frequentazione della scrittura poetica?
A non essere avulso.
Qual è il grado di finzione e di
mascheramento di un poeta?
Mi viene in mente l’immagine delle maschere con luce radente
di Daumier.
Vorresti citare un poeta da ricordare e
da rivalutare?
Gregorio Scalise
Qual è il dono che augureresti a un
poeta, oggi?
Di sperperare il proprio tempo.
Puoi citare un verso che ti è particolarmente
caro?
“…quel rapido gesto / che rende presente il presente” di
Gregorio Scalise tratto da “La perfezione delle formule” che meglio sintetizza
il fare poesia e disegno (e non solo).
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