Una lettera di Giorgio Bonacini
dedicata a
Edizioni L'Arca Felice
Caro Marco,
ho letto il tuo "La parola dell'occhio" con la lentezza e l'attenzione che merita,
e ti ringrazio ancora di avermelo inviato, perché devo dire che è una straordinaria
lettura di riflessione. Dare vita alle rappresentazioni immaginando le parole, per comporre
una visitazione dell'opera oltre la sua fissità. E lo dici bene: "riuscire a essere assieme al quadro, a partecipare a un'esistenza..." . E il concetto che scaturisce dalla tua lettura è proprio esistenza.
l'esistere dentro il quadro, il pensare a ciò che viene prima, che porta a quell'immagine e che trasporta poi in luoghi sconosciuti. Quando nel quadro del Doganiere Rousseau, non solo ipotizzi ma realizzi che "quella candela e quella bottiglia sentono la presenza l'una dell'altra" e "si fanno compagnia", poni in essere una dimensione esistenziale organica alle figure, proprio perché sono esse la vita dell'opera dipinta. E poi tanto altro con il tuo tocco di leggerezza e umanità per ciò che la pittura ci mostra. Sì, mi piace molto il tuo modo di leggere i quadri, svelando o immaginando alcuni segreti, che non sono semplicemente tecnici, ma sostanziali.
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