Mario Fresa
Questionario di poesia (50)
Vincenzo Gasparro
Qual è il segreto progetto a cui tende
la tua scrittura?
Cercare
di capire il senso del mondo al di là delle apparenze , per questo il senso
religioso e del mistero sono molto presenti nel mio lavoro.
Come nasce, in te, una
poesia?
A
volte per liberarmi dall’angoscia esistenziale rivisito l’immaginario dei miei
amori, della mia infanzia perduta e canto la bellezza di Gaia, altre volte
riscrivo poeticamente libri che mi
suggestionano e che si nutrono degli stessi dubbi della mia riflessione.
Utilizzo anche temi e suggestioni che mi provengono da altri linguaggi.
Un poeta parla di ciò che realmente
vive o di ciò che vorrebbe ricevere, e che sempre gli sfugge?
Parlo
di ciò che vivo senza l’illusione di ricevere in cambio qualcosa, se non la
consolazione di trovare,a volte,qualche parziale risposta al lavorio della mia
officina intellettuale.
La poesia è salvazione?
No.
A volte, fugacemente, ci aiuta a sopportare il dolore della vita.
A quale gioco della tua infanzia
vorresti paragonare la tua poesia?
Alla
lippa che è un andirivieni sulla strada a contare i passi del tempo.
Che cosa ti ha insegnato la
frequentazione della scrittura poetica?
A
guardare dentro la nudità della mia anima nello
spaziotempo curvilineo che ci avviluppa e da cui nasce la meraviglia e
lo stupore.
Qual è il grado di finzione e di
mascheramento di un poeta?
Quasi
tutto è mascheramento perché il poeta gioca come il gatto col topo e il lettore
deve decostruire il livello profondo della poesia reinterpretando il testo con
la propria sensibilità, le proprie fobie e i fantasmi personali.
Vorresti citare un poeta da ricordare e
da rivalutare?
Assunta
Finiguerra con la sua carica poetica aspra e dolente. Un caso letterario
ignorato.
Qual è il dono che augureresti a un
poeta, oggi?
L’ascolto.
Dei poeti si parla, per il lampo d’un mattino, quando sono morti, ma una
società che non dà ascolto alle narrazioni dei poeti è destinata alla barbarie.
Puoi citare un verso che ti è particolarmente
caro?
“Io
sono il giardiniere e sono il fiore” di Mandel’Stam. L’uomopoeta vero è al
contempo giardiniere e fiore che cura il giardino edenico che Dio o il caso ci
ha consegnato.
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