Mario Fresa
Questionario di poesia
(61)
Aldo Ferraris
Qual è il segreto progetto a cui tende la tua
scrittura?
Poesia è ricerca di senso, principalmente. Una ricerca linguistica, ma
anche di contenuto, che dona la possibilità di scrutare in se stessi con uno
sguardo più consapevole e sereno. La poesia è anche quello strumento che deve
incrinare e spaccare la crosta che consuetudine e banalità hanno creato sulle
parole, liberandole, per giungere al significato primo e luminoso che celano,
come nucleo primo. È questo a cui tendo, allo svelamento della parola.
Come nasce, in te, una poesia?
Valery ha
scritto: «Il primo verso ce lo regalano gli dei, gli altri sono una rivisitazione
di quel primo verso». Credo che per la mia poesia sia così, ho sempre atteso,
mai forzato la scrittura.
Un poeta parla di ciò che realmente
vive o di ciò che vorrebbe ricevere, e che sempre gli sfugge?
Per quanto mi
riguarda, la mia poesia è una poesia ontologica, che parla dell’essere e non
dell’io. La mia non è una poesia di cronaca o di memoria, è poesia di concetti,
di condivisioni, di domande. Una poesia che si basa su immagini e metafore,
riprendendo il concetto elotiano di "correlativo oggettivo".
Cioè descrivere sentimenti, sensazioni, concetti filosofici attraverso immagini
concrete che possano essere evocative del pensiero che si vuole esprimere.
A quale gioco della tua infanzia vorresti paragonare
la tua poesia?
Potrei citare alcuni versi del poeta Reiner Kunze: La poesia / è per
il poeta un bastone da cieco/con cui lui tocca le cose / per poterle
riconoscere. Quindi, moscacieca.
Che cosa ti ha insegnato la frequentazione della
scrittura poetica?
Direi l'inesausto bisogno di rappresentare il non dicibile.
Qual è il grado di finzione e di mascheramento di un
poeta?
Potrei citare Pessoa:
Il poeta è un fingitore. /Finge
così completamente/che arriva a fingere che è dolore/ il dolore che davvero
sente. Credo che la finzione, il mascheramento,
almeno per me, sia una sorta di protezione, di schermo, che il poeta erige di
fronte al lettore, per non mostrarsi completamente, per non aprirsi a ogni
giudizio, per salvaguardare la propria intimità. Così facendo si corre il
rischio dell’oscurità, ma è un rischio che ogni poeta corre quando si accetta
la scrittura.
Vorresti citare un poeta da ricordare e da
rivalutare?
Un poeta
francese, di cui ho tradotto alcune poesie: Jacques Ancet.
Qual è il dono che augureresti a un
poeta, oggi?
Un tratto
indelebile che deve caratterizzare un poeta è l’umiltà, perché la poesia è un
dono e bisogna utilizzare questo dono nel modo migliore possibile, anche per
chi questo dono non lo possiede. Quindi auguro a ogni vero poeta l’umiltà.
Puoi citare un verso che ti è particolarmente caro?
In Du
Mouvement et de l'Immobilitè de Douve, Yves Bonnefoy scrive: «Parola a me vicina / che cercare se non
il tuo silenzio / quale bagliore se non la tua / profonda coscienza sepolta …»