Libri di arte, poesia e filosofia

La parola verso proviene dal verbo latino vertere, cioè «capovolgere», in particolare la terra con un aratro. Il verso è allora un solco, una linea dritta in cui l’uomo col proprio lavoro pone i suoi semi che germoglieranno: nel verso, così, convergono la linearità naturale degli eventi e l’impegno fruttifero del pensiero umano.

venerdì 23 novembre 2012






Massimo Dagnino

Adolescenza









Di Massimo Dagnino ho sempre apprezzato alcune precise caratteristiche, quasi ossessive, e soprattutto in grado di determinarne e muoverne efficacemente il carattere. Due in particolare, presenti nel suo lavoro poetico come nei suoi disegni: la precisione del segno e la progettualità, sotterranea quanto decisiva, che dà valore di unitarietà alle sue composizioni, pur realizzate per frammenti. Tutto questo si ritrova perfettamente anche nei nuovi sviluppi del suo operare, dove la concretezza fisica dei luoghi e delle immagini risponde a quel tanto di sottilmente enigmatico disegno che li percorre. Il lettore non può, allora, non essere affascinato dal vivo attrito con la materia – ma la materia, anche, inerte o sporca – che si manifesta in ognuna di queste composizioni, quasi in ogni testo, e che sembra come fotografata in luoghi al tempo stesso marginali quanto emblematici della “fatica”, dall’utile disagio dell’uomo nel suo rapporto con le cose, con la resistenza del mondo esterno. L’adolescenza - che è, dopo tutto, ambigua condizione di passaggio e dunque ancora carica di virtualità nella nostra esperienza – ci viene suggerita come momento chiave di questa suite; e il senso del passaggio, dell’inoltrarsi verso qualcosa che è sempre, almeno in parte, ignoto, viene introdotto qui dal poeta-artista attraverso alcuni precisi elementi, come il binario, il treno che va, la sala d’aspetto. E insieme il vivo squallore del paesaggio e il senso di inadeguatezza o di ferita sempre misteriosamente aperta di chi vive “all’interno / di una separazione”.
Poeta solido, Massimo Dagnino, per motivazioni profonde e forma. Poeta tra i più originali e maturi della generazione degli oggi quarantenni.


Maurizio Cucchi  



                      







mercoledì 21 novembre 2012

Lina Maria Ugolini



Lina Maria Ugolini
la ferrovia



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Con disegni di  Roberto Matarazzo






Lina Maria Ugolini

(Catania, 1963) figlia d’arte, unisce all’attività di scrittrice, poetessa e contafiabe, quella di musicologa. Ha scritto vari saggi di carattere creativo per la LIM e per Musica/Realtà privilegiando il rapporto tra testo e musica nel Novecento e lo studio del linguaggio comico degli Intermezzi nel Settecento italiano. Lavora con i maggiori compositori siciliani per i quali scrive libretti di teatro musicale e testi poetici per arie e songs. Come autrice di favole per musica e corti teatrali ha vinto numerosi concorsi nazionali ed internazionali. Ha collaborato con il Teatro Massimo Bellini, la Camerata Polifonica Siciliana, il Piccolo Teatro di Catania. È docente di Poesia per musica, Storia del teatro musicale e Drammaturgia musicale. Fa parte del gruppo di ricerca del SagGEM, il Saggiatore Musicale, Università di Bologna. Tra i suoi testi andati in scena: Un prestigiatore molto mago, (2006). Le messe in piega, (2007). Le azioni ilari e fabulanti… (2008). Oleandra porta due cuori, (2008). Jeli il pastore in azioni poetiche trasposto, (2009). Peter Pan nei giardini di Kensigton, (2008) e Lucistella racconta di Peter Pan, (2010). Lo zolfo spento (2011). I testi poetici di Ballata per tre capinere (2011-2012). Tra i suoi libri: Canti D’Amaranta (1991), L’Opera risibile (2000), Il Cavaliere del Superbo Palato (Robin, 2007), La foresta millepiedi (A&B, 2010), Perfetti giorni qualunque, 8 racconti per la pagina e 4 per la scena (Robin, 2010), La musica nel tempo dei fiori di cappero (rueBallu, 2011), Con il naso rosso (Ladolfi, 2011). In corso di stampa: Tutti per Bò (Lineadaria) e il volume di teatro 3 Scritture per dire amore (Polìmata). www.linamariaugolini.it







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