Libri di arte, poesia e filosofia

La parola verso proviene dal verbo latino vertere, cioè «capovolgere», in particolare la terra con un aratro. Il verso è allora un solco, una linea dritta in cui l’uomo col proprio lavoro pone i suoi semi che germoglieranno: nel verso, così, convergono la linearità naturale degli eventi e l’impegno fruttifero del pensiero umano.

sabato 16 maggio 2015

Marco Furia sull'ultimo libro di Maria Pina Ciancio


L’esperienza di una soglia 




Una recensione di Marco Furia dedicata al libro 

Assolo per mia madre


 di Maria Pina Ciancio


(Edizioni L’Arca Felice, Salerno, 2014) 


su











"Un espressionismo composto, capace di sfiorare sentimenti ed emozioni.
Ho usato, non a caso, il verbo “sfiorare”, poiché la delicatezza mi sembra qualità tipica di una versificazione che si posa, quasi fosse una timida farfalla, sul suo argomento con la preoccupazione di sciuparlo."
                                                                                 Marco Furia      




martedì 12 maggio 2015




Mario Fresa

Questionario di poesia

(56)


Federica Giordano



Emil Nolde, Mare con nuvole viola e tre barche gialle (1946)



Qual è il segreto progetto a cui tende la tua scrittura?

Sono convita che qualsiasi tipo di linguaggio artistico si utilizzi, l´arte risponde sempre all´esigenza di “curare” qualche mania, di superare un limite o di fare i conti con qualche complesso. Più che di progetto, parlerei dunque di genesi. Il mio amore per la scrittura si è sicuramente presentato come ancora di salvezza da un problema di balbuzie che ha molto condizionato la mia infanzia. Quindi scrivere per non parlare. Poi questa esigenza è venuta  meno e ho preso la mia strada. Adesso non so più quale sia la genesi del mio lavoro, ma continuo a farlo costantemente per cercare di scoprirlo. L’importante è che si senta l’urgenza di scrivere e che si smetta di farlo qualora questa urgenza ammutolisca.


Come nasce, in te, una poesia?

Mi risulta molto difficile rispondere a questa domanda. Quando ero più piccola scrivevo molto di più e di getto. Oggi sono molto più severa con me stessa e finisco per cestinare gran parte delle mie cose. In linea di massima, butto giù l’idea. Poi lascio passare del tempo e provo a rileggere con più distacco. La maggioranza dei cambiamenti che apporto sono quasi tutti tagli. Trovo molto utile anche scambiare idee e spunti con amici che condividono con me l’amore per il linguaggio. Ci può essere una grande crescita col dialogo. Trovandomi spesso a scrivere articoli e recensioni di libri altrui, sono portata a pensare che l’esercizio di empatia che si è costretti a fare per entrare nello scenario artistico di qualcuno sia altamente formativo. Si allena l’umiltà, si lascia che le differenze abbiano la loro azione su di noi e spesso, sia chi scrive che chi legge ne esce arricchito.
E’ particolarmente piacevole quando nei testi altrui, si riesce a riconoscere qualcosa che ci appartiene in prima persona, qualcosa che è ancorato in noi sotto altre forme. Penso in particolare a due letture recenti in cui mi sono imbattuta: Olimpia di Luigia Sorrentino e Tribunale della mente di Corrado Benigni. Trovo inoltre molto proficuo cercare stimoli continui anche in ambiti che ci sono meno vicini. L’arte, che sia essa visiva, sonora  o tutte queste cose insieme, parla una lingua sola.


Un poeta parla di ciò che realmente vive o di ciò che vorrebbe ricevere, e che sempre gli sfugge?

Rispondo a questa domanda con uno spunto musicale. Der Dichter spricht” (“Il poeta parla”) dalle Kinderszenen di Schumann. Credo che in quel brano, il suo compositore abbia saputo spiegare al meglio cosa sia la parola e cosa sia il silenzio, e soprattutto, l´equilibrio morigerato tra le due cose. C’è molta saggezza in quel brano.


A quale gioco della tua infanzia vorresti paragonare la tua poesia?

Proprio non saprei. Non mi viene in mente nessun paragone sensato. 


Che cosa ti ha insegnato la frequentazione della scrittura poetica?

Mi ha insegnato e mi sta ancora insegnando a saper aspettare e ad essere critici verso il proprio lavoro.


Qual è il grado di finzione e di mascheramento di un poeta?

Personalmente, sarei portata a dire che il poeta non mente. Voglio ancora pensare che la scrittura possa essere amore per la verità prima di tutto. Esercizio alla verità, in modo esteticamente interessante. Detesto quel saporaccio di “intrattenimento” che sembra imbrattare ormai qualsiasi contesto. L’intrattenimento mi sembra corrisponda perfettamente all’atteggiamento intellettualmente pigro e passivo e credo che oggi rappresenti il vero nemico da combattere, in primis come lettori e come fruitori delle cose.  Se riuscissimo ad avere quell’attenzione proveniente dall’amore per la vita e per i suoi fatti, se avessimo la coscienza delle parole, probabilmente oltre a alzare la qualità di ciò che “consumiamo”, potremmo anche godere dei vantaggi di una politica migliore, che non sfrutti questo nostro stato di “dormienti da intrattenere”. Per me il poeta non si censura, dice il vero. “Der Mund redet wahr” direbbe Paul Celan.


Vorresti citare un poeta da ricordare e da rivalutare?

La risposta sarebbe davvero troppo lunga.
Fin troppe voci valide sono sommerse e schiacciate dal peso di nomi troppo ingombranti. Preferisco sottolineare che spererei molto nel lavoro di editori intelligenti, che possano liberarsi dalla dittatura del mercato, proponendo nomi interessanti, nuovi e sconosciuti. Siamo tutti molto curiosi e assetati di cose belle.


Qual è il dono che augureresti a un poeta, oggi?

Augurerei ai poeti e agli artisti in genere di non perdere lo spirito che li ha avvicinati alle loro attività e a non cedere alla morsa del consenso a tutti i costi. La ricerca della propria strada è privata e sottotono. È importante ricercare le proprie gioie in quello che si fa e non altrove. Tutti i successi che premiano le proprie scelte e il proprio lavoro sono ben accette ovviamente, ma non essenziali. Il mio augurio è quello di godere della sana condivisione, quella che premia l’identità.



Puoi citare un verso che ti è particolarmente caro?

Per la mia formazione di germanista, sono molto legata alla figura di Paul Celan, di cui cito questi versi tratti dalla poesia Corona:

E' tempo che la pietra accetti di fiorire,
che l'affanno abbia un cuore che batte.
E' tempo che sia tempo.
E' tempo.

Es ist Zeit, daß der Stein sich zu blühen bequemt,
daß der Unrast ein Herz schlägt.
Es ist Zeit, daß es Zeit wird.
Es ist Zeit.







sabato 9 maggio 2015

Claudio Gargano Ghirlanda

Claudio Gargano











Ghirlanda



con disegni di Paolo Carrino


ISBN  978-88-97723-23-3 


È IL CINQUANTASEIESIMO TITOLO DELLA COLLANA «COINCIDENZE».
QUEST’OPERA PREZIOSA  È STATA IMPRESSA NEL MESE DI MARZO 2015
 ED È  PROPOSTA AGLI AMATORI DA 1 A 199 ESEMPLARI NUMERATI A MANO CON UNA LITOGRAFIA FUORI TESTO DI PAOLO CARRINO.

EDIZIONE DI ARTE-POESIA A CURA
DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE «L’ARCA FELICE» 


 Claudio Gargano è nato a Roma nel 1956. Ha pubblicato i seguenti volumi di poesia: I nuovi ozi della posta (El Bagatt, 1994), Lettere Semiserie (MobyDick, 1997), I nomi (peQuod, 2004), Lettere d’addio (plaquette d’arte con disegni di Enzo Lionello Natilli, Edizioni L’Arca Felice, 2012), Scolastiche (LietoColle, 2013), Post Scriptum (Oèdipus, 2013), Quattro Donne (Cavour Libri, 2013), Diario di un bugiardo (Empirìa, 2014).
Ha pubblicato, inoltre, i seguenti libri di critica letteraria e musicale: Ernesto e gli altri. L’omosessualità nella narrativa italiana del Novecento (Editori Riuniti, 2002), Capri Pagana. Uranisti e Amazzoni tra Ottocento e Novecento (La Conchiglia, 2007), Alessandria D’Egitto. Kavafis, Forster, Durrell (in collaborazione con Valeria Vignes, Unicopli, 2009), La Patria della Luce. Il Rock e l’Oriente tra i Sessanta e i Settanta (Odoya, 2011), Live! I migliori album ‘dal vivo’ degli anni Sessanta e Settanta (Odoya, 2013).








 10.

Una volta, non eravamo moglie e marito,

mi ha suggerito, confusi tra la folla

del Teatro Tenda, di passare sotto silenzio

la nostra felicità, per non incorrere

nell’invidia degli dei. Sono quarant’anni,

da allora, che parlo per bocca di lei.


martedì 5 maggio 2015

Luigi Fontanella a SalernoPoetica






La notte sorprende chi l'attraversa


Mario Fresa, Eugenio Lucrezi, Enzo Rega 
analizzano il più recente libro di poesie di Luigi Fontanella, L’adolescenza e la notte (Passigli editore, 2015). Igor Canto legge alcuni testi poetici tratti dalla raccolta. Sarà presente l’Autore. Nell’occasione, sarà presentato al pubblico l’ultimo volume di «Gradiva. International Journal of Italian Poetry» (editore Leo S. Olschki), rivista internazionale dedicata alla poesia italiana contemporanea, diretta da Luigi Fontanella. L'evento è organizzato in collaborazione con SalernoPoetica e con L'Associazione culturale L'Arca Felice. 


Venerdì 22 maggio 2015, alle ore 18, a Salerno, presso la Libreria Mondadori, Corso Vittorio Emanuele 56.











lunedì 4 maggio 2015





Mario Fresa


 Questionario di poesia 

(55)



Marco Corsi









              Qual è il segreto progetto a cui tende la tua scrittura?

Forse l’adesione, la scelta, la vivisezione di tutto ciò che ci riguarda. Se la poesia detiene un primato o un progetto, questo certamente è involontario – consequenziale rispetto al suo nascere. La progettualità non è che l’assestamento consapevole della sua visualità o sforzo capillare. La consistenza del suo pensiero uno stadio ininterrotto di progressi per immagini.


Come nasce, in te, una poesia?

Come un ritmo, come qualcosa di naturale. Ma improvviso. Non conciliabile e dominabile soltanto dopo il primo verso, solitamente calato dall’alto – come voleva Valéry.


Un poeta parla di ciò che realmente vive o di ciò che vorrebbe ricevere, e che sempre gli sfugge?

Credo che da una parte e dall’altra ciascuna delle spinte indichi sempre il desiderio degli opposti. Ma la vita, soprattutto la vita: «poesia/ è il mondo l’umanità/ la propria vita/ fioriti dalla parola/ la limpida meraviglia/ di un delirante fermento». Dove fiorire non è un esercizio, ma una necessità.


A quale gioco della tua infanzia vorresti paragonare la tua poesia?

Vorrei paragonare la poesia a quel sasso che rimbalzava nella torre della campana, disegnata sopra l’asfalto, con i numeri da uno a sei, sempre gli stessi – quasi fossero il vocabolario dei passi contati.


Che cosa ti ha insegnato la frequentazione della scrittura poetica?

Il rigore, credo – o meglio la convinzione che il rigore coincide con la passione; la passione della parola come strumento dei giorni.


Qual è il grado di finzione e di mascheramento di un poeta?

Il poeta potrà sempre nascondere il proprio volto, mai la mano.


Vorresti citare un poeta da ricordare e da rivalutare?

Oggi citerei lo Scialoja dei Violini del diluvio. Perché mi è cara la definizione di una sincronia immediata e tangibile fra composizione artistica e verbale.


Qual è il dono che augureresti a un poeta, oggi?

L’onestà, sua e altrui.


Puoi citare un verso che ti è particolarmente caro?

freddati nel nome che non è
la cosa ma la imita soltanto

(nelle intenzioni della sintassi un solo unico verso, di Vittorio Sereni).

                                                                                              
                                                                            

       
                                                                                              
                                                                                   



© RIPRODUZIONE RISERVATA